Dunque, anche il Tour de France, di gran lunga la corsa a tappe più importante del ciclismo mondiale, ha deciso unilateralmente di rinverdire i “fasti” del terrore virale. Tutto questo viene riportato da gran parte dei giornali sportivi che si stanno occupando dell’evento transalpino. Tra questi mi ha particolarmente colpito un pezzo pubblicato sul diffuso Oasport.it, in cui sembra essere tornati indietro nel tempo.
“Sbagliare è umano – sentenzia il giornalista che ha confezionato l’articolo -, perseverare diabolico. Ebbene, le tante positività al Covid-19 sono state, purtroppo, le vere protagoniste del Giro d’Italia di quest’anno. Una Corsa Rosa “azzoppata” dalle uscite di scena quotidiane, tra cui anche quella del campione del mondo e Maglia Rosa (fino alla nona tappa), Remco Evenepoel. Per questo, gli organizzatori del Tour de France si sono attivati per evitare che la corsa venga stravolta.”
In estrema sintesi, ribadendo che a livello internazionale non sussiste più alcun obbligo, i responsabili della Grande Boucle hanno elaborato un protocollo in cui si consiglia fortemente di indossare le diaboliche mascherine Ffp2. Lo spiega in modo esauriente Fabrice Diano, addetto stampa del Tour de France: “Chiederemo a tutti i presenti nell’area corridori di indossarla. Non ci sono disposizioni sanitarie dell’Unione Ciclistica Internazionale in relazione a queste misure. Né ce ne sono nei Paesi che attraverseremo, la Spagna e ovviamente la Francia. Non esiste una direttiva nazionale o europea che imponga alla collettività di essere testata ogni settimana. Questo è un regolamento puramente del Tour, convalidato dalle squadre e dall’Unione Ciclistica internazionale”.
Infine, spiegando che la stringente richiesta riguarderà solo i ciclisti e gli addetti ai lavori, esentando – bontà loro – gli spettatori a bordo strada, così conclude Tiano: “Chiederemo di indossare la mascherina non appena un corridore sarà nelle vicinanze. Vale a dire nei paddock delle squadre, nelle aree interviste, sul podio. Durante la cerimonia ufficiale non ci sarà alcun contatto diretto con l’atleta. E tutti i presenti, siano essi membri dell’organizzazione, media, ospiti o hostess, porteranno la mascherina. Incoraggeremo inoltre fortemente le persone a rispettare l’uso di una mascherina se le interviste saranno fatte presso l’hotel dei corridori, anche se non è un’area dell’Amaury Sport Organization“.
Ora, prendiamo amaramente atto che a quasi 4 anni dall’inizio di una delle più colossali follie collettive della storia moderna, in cui si sono imposte misure di tipo magico, come l’uso delle citate mascherine, per bloccare un virus banale per la stragrande maggioranza degli individui, ancora si persevera con simili scemenze liberticide spacciate per intelligenti misure precauzionale.
Tutto questo, ahinoi, dimostra ancora una volta che il vaccino contro l’idiozia umana non è stato ancora inventato. D’altro canto, occorre infine ricordare che noi abbiamo fatto di peggio. Per almeno due anni in tutte le corse podistiche italiane è stato imposto di correre quasi in apnea i primi 500 metri di gara con indosso le stesse mascherine di lunga vita.
Claudio Romiti, 5 luglio 2023