Ci son di quei fatterelli che uno vorrebbe farci su del sarcasmo, poi ti passa la voglia e non solo perché la malattia merita rispetto ma anche, se non soprattutto, perché certi personaggi ti spengono per la loro modestia, quella davvero incurabile. Il caso di Laura Boldrini che rimprovera il medico che l’ha salvata, ad esempio: come fai a fare il maramaldo? Qui la realtà supera qualsiasi ironia possibile, e la realtà è irreale.
La ex presidenta della Camera, in sintesi liofilizzata, si è scoperta un fastidioso dolore a una gamba: convinta a procedere con le analisi, è uscito un male insidioso, che andava estirpato. Così è andata, senonché il professore che l’ha avuta in cura ha avuto, a cose fatte, la temeraria idea di presentarsi in reparto con uno squillante mattutino “buongiorno a tutti!”. Non l’avesse mai fatto. La paziente B lo ha amabilmente fulminato: si dice a a tutte e a tutti. Dopodiché Boldrini, che già ci aveva cavato un librio autoagiografico (“Un bel libro”, secondo una intervistatrice adorante del Corriere), ha avuto scrupolo di far sapere urbi et orbi atque social della sua lezioncina etica, come sempre senza sospetto del ridicolo.
Fin qui la realtà irreale, ma vera. La realtà sana, normale, quotidiana invece porta a chiedersi: ma santa Madonna, ma tu al professore che ti fa scampare una zoppia permamente se non di peggio, che ti prende in carico dopo che un collega, purtroppo sempre maschio, ti ha cercata lui, per curarti (eh certo, noblesse oblige), che ti sta appresso come un angelo, vai a rompere i coglioni così per una cazzata così? Ma dove si è visto mai, ma dove si è sentito? Questi sarebbero i politici che ci decidono?
Solo che non si può dire, altrimenti è sessismo, razzismo, fascismo, ce l’hai coi migranti, coi poveri, soprattutto con le donne, le donne, le donne. Boldrini è una vestale del donnismo, che è cosa diversa dal femminismo, è una sorta di razzismo vaginale, le donne superiori agli uomini che sono, dai, su, non giriamoci attorno, tutti bestioni, potenziali stupratori, maiali, inferiori geneticamente: perché, poi, non si sa, è così e basta. Date simili premesse, è un attimo capovolgere l’alfabeto, l’Accademia della Crusca, la Treccani, imponendo comunisticamente le presidenta, avvocata, assessora; salutare allo spuntar del sole e al canto del gallo con buongiorno a tutte, tuttesse, tutte loro.
Mrs B è quella convinta, e anche questo è un bel mistero, di doversi celebrare incessantemente dall’alto del suo specifico, anzi specifica, sessuale. Si vada a scorrere la citata intervista: tutta una autocelebrazione, un “io, io e ancora io” (non sarebbe meglio ia, ia e sempre ia?), io cantavo sui balconi, io e il lockdown, io e la guerra, io e la politica, io e la malattia, io e le donne donne donne in stanza al Rizzoli, “e con me si è messa a piangere” (sarebbe successo anche a noialtri), io e la sanità, io e la santità, io e Dio, anzi Dia, da pari a pari sia chiara. Io e il pregiudizio, cioè essendo vittima in quanto donna mi racconto addosso perché, essendo così famosa, giusta, lottatrice per l’umanità, in missione per conto della Padreterna, anzi Madreterna, devo fare sapere chi sono io, così in 8 miliardi sul pianeta si ispirano.
A qualcuno potrebbe venire il sospetto che, in soldoni, Laura Boldrini sia niente altro che una miracolata della politica, inventata dal compagno in cashemere Fausto Bertinotti, impancata dal postcomunismo a sinistra della sede centrale, intestataria di una filiale, Liberi e Uguali, che nessuno ha mai capito se ci fosse, cosa fosse, a che servisse, e che, dopo essersi liquefatta per esaurimento della ragione sociale e dei 4 gatti che, forse, eventualmente, la votavano, è rifluita nel corpaccione originario. Difatti madama B, se non andiamo errati, oggi è retropiddina in scioltezza. Cosa abbia mai combinato di rilevante in politica, qualcuno ce lo spiegasse al netto di gaffe, uscite di involontario umorismo, sorrisini tirati tipici di chi tende a una simpatia umana che non ha.
Quanto a noi, che siamo maschi e quindi schifosi a prescindere, anzi a priori in senso kantiano, fossimo stati nel professore gentile, Alessandro Gasbarrini, che salutava “buongiorno a tutti” non pensando di commettere un crimine contro l’umanità, ci saremmo immediatamente trasformati nell’arcigno professor Alceo Sassaroli in un coacervo di terapia (tapioca) per tutti i suoi futuri “amici miei”: primo, per la paziente B un severo regime alimentare, e via subito quel sigaro; secondo, essendo lei credente, ma sia chiaro da pari a pari con Dia: avvertite don Ulrico; terzo, tre somministrazioni di Afasol, da un’ora l’una. Subito!
Così poi vediamo se ha ancora voglia di concionare.
Max Del Papa, 15 aprile 2022