Politiche green

Follia green, arriva la mostruosa “carta di identità verde”

Ci sono due diverse visioni che possono essere portate avanti sui temi ambientali quando ci rivolgiamo in generale ai cittadini ma nello specifico al mondo delle imprese. Uno è incentivare i comportamenti virtuosi, ovvero mettere in campo degli incentivi per quelle aziende, per quelle piccole e medie imprese che decidono autonomamente di portare avanti determinati miglioramenti nelle prestazioni energetiche e non solo. Dall’altro lato invece c’è un approccio in stile Unione Europea nella scorsa legislatura, ovvero un approccio di carattere dirigista, basato su obblighi, su regole burocratiche stringenti.

Esce la notizia in queste ore di una ipotetica nuova carta di identità verde che dovrà essere adottata dalle piccole e medie imprese secondo i criteri di sostenibilità. Le aziende che non rispetteranno i criteri di questa “carta di identità verde” avranno anche difficoltà a ottenere per esempio dei finanziamenti in banca con tutte le conseguenze del caso.

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Qual è il rischio di misure di questo genere? Non si tengono in considerazione le conseguenze che possono avere poi sul tessuto imprenditoriale. Faccio un esempio molto concreto: ipotizziamo che una piccola azienda che dà lavoro a 15-20 dipendenti, un’azienda che magari opera in un settore in cui ci sono delle difficoltà a causa della globalizzazione, del cambio di determinate filiere o l’inflazione. Questa azienda, che in qualche modo riesce ad andare avanti, rischia di chiudere se obbligata a rientrare dentro determinati criteri “verdi” per ottenere un finanziamento da un istituto di credito. Se l’imprenditore non hai le possibilità e le capacità per poter fare questi interventi green, è chiaro che poi l’azienda andrà in crisi e quindi rischierà di chiudere.

Ecco perché bisogna portare avanti un approccio ambientale più liberale da questo punto di vista, evitando di imporre delle regole stringenti ed evitando di mettere dei marchi come può essere quello della “carta di identità verde”.

Francesco Giubilei, 25 giugno 2024

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