Benvenuto mondo orwelliano. Dopo i tre anni pandemici alla “modello cinese”, dove gli Stati occidentali e non si sono impegnati a stanare i positivi che violassero la quarantena imposta; ora è arrivato il turno di una nuova app, questa volta in Spagna, con l’obiettivo di stanare gli uomini che non si occupano delle faccende domestiche. L’ideona arriva direttamente dalla ministra per l’Uguaglianza del governo di Madrid, Angela Rodriguez Pam, che ha deciso di lanciare un’applicazione per verificare la quantità di lavori domestici all’interno dei nuclei familiari. Tradotto: se l’uomo non fa le pulizie, l’app lo stana.
L’app che controlla se l’uomo fa le pulizie
Insomma, lo Stato spagnolo sarà pronto ad intrufolarsi ancora una volta nella sfera privata privata degli individui, questa volta con la pretesa di decidere e calibrare i mestieri di casa tra marito, moglie, figli e figlie. Un provvedimento da vero e proprio “modello cinese”, con l’eccezionalità che da una parte stiamo parlando di una dittatura comunista e dall’altra, invece, di una monarchia parlamentare, inserita nel mondo atlantico ed in Unione Europea.
L’esecutivo spagnolo ha già stanziato 200 milioni di euro per dar vita al progetto, per adesso ancora agli albori: Madrid, infatti, sta allestendo la gara per commissionare l’applicazione. L’obiettivo, comunque, è che quest’ultima possa essere già attiva a partire dal prossimo settembre. L’annuncio è arrivato direttamente dalla ministra per l’Uguaglianza a Ginevra, davanti al Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, presentando il nono rapporto sull’avanzamento dei diritti in Spagna, e specificando che l’applicazione non valuterà solo le faccende domestiche, ma anche il tempo speso per aiutare i figli.
Per approfondire:
- Covid, torna l’incubo: vogliono ributtarci nel terrore
- La Spagna caccia i migranti arrivati stremati. Ma la sinistra tace
- La svolta della Spagna: “Tratteremo il Covid come un’influenza”
Uguaglianza o Stato orwelliano?
La proposta è stata accompagnata dalla volontà di Madrid di riconoscere il complesso degli impegni familiari come diritto universale, in conformità della legge sull’uguaglianza tra uomo e donna varata nel 2007. Insomma, si tratta dell’ennesimo diritto, affiancato ai pochi doveri del cittadino. Un mindset di memoria socialista, ben presente anche nel nostro Paese, dove per esempio la recente protesta degli universitari contro il caro-affitti si è fondata proprio sul fantomatico assunto del “diritto allo studio”.
Ora, ci tocca accettare anche il diritto al complesso degli impegni familiari, maturato proprio nell’unico Stato dell’Ue che non è riuscito ancora a ritornare ai livelli produttivi pre-pandemia. Forse, una maggiore attenzione per l’economia spagnola sarebbe più gradita per la popolazione, in sostituzione dell’eterna retorica, pomposa, ridondante discussione sui diritti.