Nell’aretino ci dev’essere qualcuno che fa rima con cretino e va bene che è ostinata terra di comunisti e di qualche grillino ridicolo che si crede una rockstar, ma quando è troppo è troppo. Solo che qui bisogna fare un passo indietro, altrimenti non si capisce niente. Succede che quando uno si ammala di quell’accidente lì, va’ a sapere perché, la prima cosa che gli interessa sono i capelli, che in realtà dovrebbero essere l’ultimo dei suoi problemi.
Sarà Sansone con Dalila, sarà quel che si vuole, di mille guai che ti vengono addosso come treni, tu ti preoccupi anzitutto di quello. Anche io, quando mi hanno informato, ho subito provveduto in anticipo, perché non volevo ritrovarmi con le ciocche sul cuscino dopo il primo giro di chemio: e allora ho tolto tutto. Così non ho mai saputo se effettivamente ce li avrei rimessi, i capelli. Meglio sacrificarli per scelta. Adesso torniamo all’attualità. Dicevamo che l’Aretino ha fornito i Natali a Pietro, a Guittone, e anche a molti piccoli guitti i quali non han trovato di meglio che dar della fascista a una consigliera di Fratelli d’Italia la quale nel piccolo centro di Marciano della Chiana si è presentata con una acconciatura tutta da interpretare: punk, androgina? No: fascista! Anzi, naziskin.
La solita ossessione manicomiale di una sinistra oltre l’orlo di una crisi ossessiva. demenza trico(il)logica? A loro! Senonché Lorenza Amendola non ha mai covato paturnie diciannoviste o neorevansciste: semplicemente si è abituata a sentirsi così dopo varie vissitudini tra cui un doppio tumore. Sempre sconfitto, ma, per quel curioso meccanismo di cui si parlava, capace di determinare una scelta estetica. Niente o quasi capelli, io sono sempre in guerra con il male, con la paura, con l’incertezza, e la guerra però la combatto a modo mio.
Non lo sapevano i compagni aretini? Forse no, o forse sono troppo fanatici, troppo avvelenati per perdersi un’occasione, fosse anche la più meschina. Perché chi incappa in quella faccenda là, oltre ai capelli, sviluppa subito un’altra ossessione: venire riconosciuto per quello che è, la temuta faccia da cancro, che poi diventa faccia da chemio (cambia poco). E allora, ancora una volta, sceglie di uscire allo scoperto, in modo da non dovere più spiegazioni a nessuno. Ma i compagni non ci stanno: la direttiva del partito non contempla solidarietà umana, rispetto, discrezione, se una gira con la zucca rapata bisogna azzannarla in fama di nazi trattino fascista. A meno che non si chiami Saviano.
La cosa straordinaria di tutta questa figura da cioccolatini comunisti, è che storicamente la sinistra ha sempre avuto una attrazione fatale per le mises ambigue, un tempo si definivano proprio androgine, poi son diventate gender, fluide ma bastava significassero una commistione sessuale, oppure una critica estetica al capitalismo, o magari un velato apprezzamento per lo stile laogai, i campi di concentramento cinesi dove, ancora oggi, una donna smette di essere una donna per il solo fatto di essere una donna. Ma nel caso della consigliera Lorenza, tutto finisce allegramente a scatafascio pur di dare a una ex paziente oncologica della nostalgica mussoliniana (non risulta peraltro che le massicce fattrici del ventennio usassero andare in giro come la cantante degli Skunk Anansie).
Passateci voi, compagni. Così vediamo se avete ancora voglia di fare i trinariciuti. Alla nostra Lorenza, per il momento, suggeriamo di farsi crescere in capo una scodella modello Chiara Valerio, la sorella malcontenta di Harry Potter; oppure, meglio ancora, una foresta rasta alla Carola Rackete, ovviamente completa di tutte le specie della natura, in segno di inequivocabile posizionamento antifà e di radicale professione di fede nella libertà. Dall’igiene.
Max Del Papa, 13 luglio 2024
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