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“Forse non è stata la Russia”. La rivelazione-bomba su Nord Stream

Sulle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 dello scorso settembre, spuntano le rivelazioni di 23 funzionari occidentali

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Continua ad essere avvolto nel mistero l’autore delle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 del settembre scorso. Se i Paesi occidentali hanno subito cercato di scaricare le responsabilità nei confronti della Russia, mentre il Cremlino faceva lo stesso con il governo Zelensky, ecco che ad oggi non vi sono prove concrete né dell’una, né dell’altra tesi.

Anzi, è il Washington Post a ritornare sulla vicenda, affermando a chiare linee l’impossibilità di provare la versione delle versioni: il comportamento doloso di Mosca, che avrebbe proceduto al sabotaggio con droni sottomarini: “Dopo mesi di indagini, numerosi funzionari affermano in privato che la Russia potrebbe non essere responsabile degli attacchi ai gasdotti Nord Stream”.

La verità sui fatti, quindi, rimane ancora lontanissima. In un momento iniziale, oltre all’Ucraina, Putin aveva paventato anche la “carta Stati Uniti”. Poche settimane prima della guerra, infatti, Biden aveva minacciato la chiusura di Nord Stream, nell’eventualità in cui Mosca avesse intrapreso un’offensiva a tutto campo contro Kiev. Quel video, poi diventato virale in rete, doveva rappresentare la prova della collusione degli americani nelle esplosioni. Eppure, come già detto, anche questa strada non risulta essere ancora dimostrabile.

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Ma continua il Washington Post: “Nei mesi successivi alle esplosioni, gli investigatori hanno setacciato i detriti e analizzato i residui di esplosivo recuperati dal fondo del Mar Baltico. I sismologi hanno individuato il momento in cui si sono verificate le tre esplosioni del 26 settembre, che hanno causato quattro perdite nei gasdotti Nord Stream 1 e 2″. E ancora: “Nessuno dubita che i danni siano stati intenzionali… Ma anche coloro che sono a conoscenza dei dettagli forensi non sono in grado di collegare in modo definitivo la Russia agli attacchi”, hanno rilevato, in anonimato, 23 funzionari diplomatici e dell’intelligence di nove Paesi intervistati dal quotidiano americano.

In definitiva, secondo l’intelligence occidentale, la Federazione russa rimarrebbe solo il “sospetto primario”, in assenza di prove dirette che possano certificare la responsabilità del Cremlino. Questo “sospetto primario” deriverebbe, innanzitutto, dalle continue interruzioni dei mesi scorsi delle forniture di gas, provenienti in Europa dalla Russia, che sarebbero culminate con il sabotaggio dello scorso 26 settembre, che portò il prezzo del metano alla borsa di Amsterdam a raggiungere il mastodontico valore di 300 euro.

Un caso, quindi, che continuerà ad alimentare tesi speculative, anche nei prossimi mesi: “Non è, però, una buona cosa – affermano i funzionari – Chiunque sia stato potrebbe farla franca”.

Matteo Milanesi, 21 dicembre 2022