In via di definizione, da parte del Governo, il piano di attuazione del c.d. “cashback”, ossia il meccanismo di restituzione di una percentuale della spesa sostenuta mediante bancomat, carte di credito ed eventuali altri strumenti di pagamento tracciati che venissero ricompresi nel perimetro.
In attesa del varo del decreto attuativo che formalizzerà la nuova disciplina, un primo quadro di massima arriva dalle anticipazioni che sono state date dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, convinto sostenitore di una misura che ritiene possa avere impatti significativi sulle abitudini di pagamento degli italiani, con finalità di contrasto al sommerso e di conseguente emersione di base imponibile ed incremento di gettito per l’Erario.
Come funziona il cashback
Gli strumenti messi in campo dovrebbero essere sostanzialmente due: il “cashback vero e proprio” e una sorta di “supercashback” riservato, quale vero e proprio premio, per i 100 mila contribuenti che risulteranno essere quelli che, nel periodo di riferimento, avranno effettuato il maggior numero di transazioni con gli strumenti di pagamento tracciabili previsti nel decreto attuativo. Per quanto concerne il “cashback”, si tratterà di un ristorno pari al 10% della spesa pagata con il bancomat, la carta di credito o gli altri strumenti di pagamento tracciabili previsti nel decreto attuativo.
Il ristorno al contribuente del 10% sarà su base semestrale, con un tetto massimo di 3.000 euro, pari a 1.500 euro per semestre. Attenzione però che, per evitare che possano bastare tre o quattro transazioni di importo significativo a raggiungere i tetti massimi di beneficio fruibile, dovrebbe essere prevista comunque la condizione dell’effettuazione, nel semestre, di un numero minimo di spese tracciate (pare dovranno essere almeno cinquanta).
Il super-cashback
Per quanto concerne invece il “super-cashback”, la logica dovrebbe essere quella di un vero e proprio “concorso”: non conterà l’ammontare delle spese, ma solo ed esclusivamente il numero delle transazioni. I primi 100 mila contribuenti per numero di transazioni, nel semestre di riferimento, “vinceranno” 3.000 euro ciascuno.
Tanto la previsione del numero minimo di 50 transazioni nell’ambito del “cashback”, quanto la previsione stessa di un “super-cashback” volto a “premiare” i 100 mila contribuenti che effettuano il maggior numero di transazioni con pagamenti tracciati rispondono evidentemente alla finalità di incentivare l’utilizzo del bancomat e della carta di credito (e degli altri strumenti di pagamento che saranno previsti dal decreto attuativo) proprio negli acquisti quotidiani della vita di tutti i giorni.
La reale potenzialità di un “cashback” al 10% semestrale, nel far emergere il sommerso relativamente a transazioni dove il cedente o prestatore può rendersi disponibile a “sccontare” pronta cassa un’Iva al 22%, paiono francamente limitate.
Appare tuttavia ben congeniato rispetto all’obiettivo di creare una abitudine all’utilizzo di bancomat e carte di credito per le spese di tutti i giorni e un conseguente effetto di fastidio, da parte del consumatore, nei confronti di quelle situazioni in cui tale utilizzo viene a vario titolo scoraggiato da parte degli esercenti (per i quali resta comunque aperto il legittimo fronte di preoccupazione legato agli aspetti commissionali su bancomat e carte di credito).
Da questo punto di vista, anche i 300 milioni di euro, che corrispondono ai 3.000 euro spettanti ai 100 mila contribuenti più assidui nell’utilizzare questi strumenti di pagamento, paiono francamente meglio “investiti” da parte dello Stato di tante somme disperse in mille rivoli e bonus di variegata natura che hanno contraddistinto gli ultimi concitati mesi dell’era Covid. Per un giudizio definitivo e una valutazione complessiva sulla semplicità dei meccanismi, non resta che attendere l’emanazione del decreto attuativo.
Enrico Zanetti, 26 settembre 2020