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Francesca, la “Carola italiana” condannata e dimenticata da tutti - Seconda parte

Pur non avendo quindi alcuna simpatia per le simil Carola, dobbiamo denunciare i pesi e le misure diverse applicate nei due casi, visto che l’unica differenza tra Francesca e Carola è che la prima è italiana e la seconda è tedesca (e Francesca non ha speronato nessuno, e non ha portato immigrati da fuori, perché già stavano nello spazio Ue).

Nel caso di Francesca, però, nessun sostegno da parte di media internazionali, nessuna manifestazione contro Macron, nessuna presa di posizione di parlamentari piddini, e nessun appello strappalacrime (neanche un video da telefono) della solita compagnia di giro savianesca.

Nessuna parola, purtroppo, neppure da parte dalle nostre autorità. Mentre nel caso di Carola si sono messi presidente e ministro degli esteri tedesco, ministro degli interni francesi, e molto altro. Per un reato ben meno grave di quello di cui è accusata Carola, Francesca ha subito una dura condanna e, avendo scelto la strada del ricorso, rischia di essere colpita da una pena ancora più dura. Ma alla fine sembra che il vero delitto di cui si sia macchiata Francesca, quello che in ogni caso la rende figlia di un dio minore, sia quello di essere italiana.

In attesa che si muova il circo dei buoni, o che il presidente della Repubblica e il ministro degli esteri, ovunque egli sia, si esprimano sul caso di Francesca, muoviamoci noi cattivi, noi razzisti, noi inumani. E gridiamo: «Francesca libera». O che almeno sia trattata come Carola.

Marco Gervasoni, 3 luglio 2019

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