L'inattuale

Francesi, ancora uno sforzo per liberarvi di Macron

Tutta la Francia corretta e democratica si precipita a fare appelli perché non si voti per il duo Le Pen-Bardella. Ma dall’altro lato…

Emmanuel Macron

Potrebbe non cambiare nulla. Il prossimo voto in Francia segnerà probabilmente la fine di un mondo e l’inizio di un altro. Il passaggio non sarà indolore, come sempre accade con le fratture. Tuttavia, la situazione è talmente caotica che, ripetiamo, alla fine potrebbe non cambiare niente. I movimenti politici usciti vincitori dal primo turno del 30 giugno possiedono entrambi tratti di estremismo, seppur temperato all’apparenza, che ha scavato un solco nel cuore del popolo francese, per natura assai politicizzato nonostante l’indistinto “blob” di macronismo senza spessore né identità, generato e votato al solo fine di arginare l’arrivo della destra al potere.

A ciò è seguita l’umiliazione del parlamentarismo e la distanza opposta dal presidente francese dal popolo con piglio sfacciatamente aristocratico. Popolo inteso nella più alta accezione che in un paese con la storia della Francia questa parola possa evocare. Ora il problema di un voto “moralizzatore” si ripete, come spiega bene Julia De Funès sul Figaro. Votate per chiunque basta che non sia a destra. “Non un voto di più al Rassemblement National” aveva tuonato il sincero democratico Jean-Luc Mèlenchon, quello del “un poliziotto morto è un voto in meno per il RN”. Tutta la Francia corretta e democratica si precipita a fare appelli perché non si voti per il duo Le Pen-Bardella. Eppure, nemmeno dall’altro lato la situazione è così incoraggiante.

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L’ipotetico Fronte Repubblicano si presenta come un amalgama poco definito, tenuto insieme, ancora una volta, dall’unico collante di voler allontanare la destra dalla possibilità di governare. Alcuni commentatori già parlano di “Macron-Mèlenchonisme”, orrendo neologismo che sta a significare la compresenza di due soggetti talmente diversi e incompatibili che la loro possibile unione apparirebbe come un peccato contro natura. Ma è davvero possibile pensare ad un elettore di Mèlenchon che accetti di coesistere con i macroniani? La loro antitesi è più evidente, molto più dei lepenisti se ci pensiamo bene. Può una militante della sinistra radicale con la kefiah sulle spalle sedersi accanto all’azzimatissimo primo ministro Attal come se nulla fosse?

Possono due elettorati così distanti, l’uno popolare con un occhio alle periferie islamiche, l’altro espressione delle élite, convivere assieme e andare alle elezioni a braccetto? Confidiamo invero sull’atavica serietà del popolo francese, almeno quando si parla di faccende interne. Che poi, cos’avrà mai di popolare questo Fronte? Il 40% degli operai vota per la Le Pen. Le voci del potere “profondo” pigolano quasi strozzate che occorrerebbe un governo tecnico. Jacques Attal si rammarica che in Francia non ci sia un Mario Draghi a tenere unito il paese, senza chiaramente passare per una qualsiasi legittimazione democratica.

Macron ha sottovalutato il fatto che i francesi l’hanno votato due volte solo per non votare il RN. Ora il vento sembrerebbe cambiato. Il ritorno della storia (e della geografia) porta con sé il ritorno della politica ideologica, da ambo i lati. Per cui, cittadini francesi, ancora un piccolo sforzo se volete liberarvi una volta per tutte del grigiore chic del macronismo. L’occasione è irripetibile. Scegliere tra populismo e nazionalismo non deve essere semplice, ma almeno si riconsegna al voto un significato. Questo non è più tempo per i “blob”.

Francesco Teodori, 3 luglio 2024

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