Bandits à Marseille è uno splendido libro scritto nel 1958 da Eugene Saccomano, pubblicato per i tipi di Julliard e mai più ristampato. Dall’opera venne tratto Borsalino, il film diretto da Deray nel 1970 e interpretato da Alain Delon (Roch Siffredi) e Jean Paul Belmondo (François Capella). Saccomano descrive una Marsiglia di gangster e corruzione, violenza, assassini e droga, romanzo e cronaca vera. Vedendo le immagini della guerriglia che ha devastato la Francia, Parigi, Lione e, appunto Marsiglia, ho ripensato a Eugene, una grande fetta della mia vita e carriera, e alle sue lezioni su quella splendida e ultima porzione di Francia, distante geograficamente dalla capitale però intensamente francese.
Gli hooligans hanno sfruttato l’omicidio di Nahel, un ragazzo ucciso da un poliziotto durante un blocco stradale a Nanterre, per scatenare assalti, rapine, furti, aggressioni, incendi, tentativi di omicidio, brigate di delinquenti mascherati da rivoluzionari, secondo tradizione dei sanculotti oggi trasformati e presentati dagli intellò caviar et champagne, come la generazione non integrata, meglio direi disintegrata, per colpa di un potere borghese, razzista, sovranista contro il quale l’unico argine è rappresentato dal buon governo dell’Eliseo.
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Le colpe del poliziotto omicida verranno affrontate in tribunale con ovvia, doverosa condanna e prigione, le colpe dei criminali restano nelle immagini filmate in circuito televisivo e sui social, gli oltre tremila e cinquecento fermati (garde a vue) sono i nuovi eroi contro la polizia, contro lo Stato. Tornano i miti sessantottini di Cohn Bendit, Daniel le Rouge (la rivoluzione studentesca non vuole trasformare la società, la vuole rovesciare), tornano le parole di Coluche (ho paura di entrare nei commissariati per come si comportano nelle loro uniformi), è la Francia di sempre, al posto della ghigliottina ci sono molotov, pietre, fucili rubati in un’armeria, vetrine frantumate, negozi svuotati di ogni articolo, assalti al municipio, attacchi al sindaco e ai suoi famigliari, non sono i sans papier ma i sans honte, fuorilegge liberi di scaricare violenza, sfruttando la tragedia di un ragazzo morto e della sua famiglia straziata, per allestire un folle week end di terrore.
Non si hanno però, almeno finora, soavi pensieri e manifesti delle figure pronte a difendere i diritti di terroristi e affini, non si segnalano parole di madame (naturalizzata francese) Valeria Bruni Tedeschi e dei suoi compagni firmatari della lettera sulla redenzione dei brigatisti italiani “hanno contribuito alla ricchezza nazionale attraverso il loro valore, tutti hanno mantenuto il loro impegno a rinunciare alla violenza”. La ciurma marsigliese, parigina e delle altre città incendiate, si affianca a questi eroi assassini, hanno la stessa matrice, codarda. È la patria di Emmanuel Macron che, tra altre cose, ha pure detto: “C’è bisogno di giovani francesi che abbiano voglia di diventare miliardari”. Come i Bandits à Marseille.
Tony Damascelli, 3 luglio 2023