Esteri

Francia, patto di desistenza o libertà di voto? Cosa succede al secondo turno

Macron invoca un “grande blocco” contro Le Pen. Il Fronte Popolare ritirerà i suoi candidati. Ma c’è la sorpresa Repubblicani

Emmanuel Macron © Sir 13 e Ronny Sefria tramite Canva.com

Emmanuel Macron invoca “un grande blocco” contro Marine Le Pen. Il Fronte Popolare ci sta. I socialisti anche. Ma la novità è che i Repubblicani, anche quelli che si erano separati da Eric Ciotti e che non avevano siglato un accordo con Le Pen, non daranno indicazioni di voto. Si sfalda, dunque, il “fronte repubblicano” che perde i gollisti ormai più vicini a Bardella che ai comunisti di Mélenchon.

Il sistema francese, si sa, è particolare. L’elezione dell’Assemblea Nazionale avviene tramite sistema uninominale: in ogni singolo collegio i candidati dei vari partiti si danno battaglia per quel singolo posto in parlamento, viene eletto al primo turno solo chi ottiene più del 50% dei voti altrimenti si va al ballottaggio. E allora cosa succede?

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Semplice: al secondo turno si sfidano i candidati che hanno ottenuto più voti, per legge quelli che hanno superato la soglia del 12,5% dei voti. Però, trattandosi di un dentro o fuori, in cui basta la maggioranza relativa per aggiudicarsi il posto, spesso nei singoli collegi si formano alleanze e i partiti “più indietro” tendono a dare indicazione di voto al “meno peggio” tra gli avversari. Soprattutto quando il rischio è che vincano i candidati di Marine Le Pen.

Si chiamano patti di desistenza: se al ballottaggio dovessero andare per esempio un candidato lepenista, uno macroniano e uno di sinistra, uno tra il macroniano e del Fronte popolare rinuncia a correre e appoggia l’altro per cercare così di impedire l’elezione del candidato della destra. La sinistra estrema ha già fatto sapere che nei collegi in cui il loro candidato risulta terzo, la candidatura “verrà ritirata” perché “le nostre istruzioni sono semplici, dirette e chiare: né un voto, né un seggio in più per il RN”. Più o meno sulla stessa linea anche Emmanuel Macron, il quale invoca “un grande blocco chiaramente democratico e repubblicano per il secondo turno”. Ensemble pour la République, la coalizione presidenziale, ha chiesto infatti ai candidati arrivati terzi di abbandonare “a vantaggio dei candidati in grado di battere il Rassemblement National”. “Di fronte alla minaccia di una vittoria dell’estrema destra, chiediamo a tutte le forze politiche di agire con responsabilità e fare lo stesso”, si legge nel comunicato, perché tutto” in Rn, “i loro valori, la sua storia, ne fanno una minaccia inaccettabile contro cui dobbiamo batterci”.

Il famoso “blocco repubblicano”, che in passato ha impedito a Le Pen padre di vincere le presidenziali e che si è ripetuto anche contro “la destra estrema” rappresentata dalla figlia Marine, stavolta però potrebbe non reggere ovunque. Ci sarà di sicuro dove a contendersi il posto sono lepeniani, macroniani e sinistra. Ma i gollisti sembrano essersi già sfilati dal “patto nazionale” e questo libera una parte quel 10% di voti che potrebbero finire a Le Pen. Non è ancora chiaro, però, se Les Répubblicains deciderà anche di ritirare il proprio candidato in caso di “triangolare” per “favorire” i lepenisti.

“Questo risultato è un enorme successo – ha detto Eric Ciotti – Attraverso il loro voto, i francesi hanno espresso il loro desiderio di cambiamento e di alternanza. L’unione storica che abbiamo costruito con Jordan Bardella ha posto fine a lunghi anni di immobilismo della destra”. Per questo, Ciotti invita “tutti i repubblicani a seguire la strada che ho aperto, i repubblicani devono partecipare alla vittoria di tutta la destra”.

Articolo in aggiornamento

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