Esteri

Francia, non fatevi ingannare dalle desistenze

Mischiare l’acqua con l’olio è l’ultimo disperato tentativo di Macron per governare il caos. Ma non servirà

le pen macron voto francia © veronaa tramite Canva.com

Voglio riflettere, prima che questa assurda campagna elettorale francese si concluda, su alcuni effetti che ha già prodotto.

La fine della quinta repubblica: La forma costituzionale del ‘58 era nata in aperto contrasto verso gli eccessi del parlamentarismo, l’idea di de Gaulle era semplice, ridurre i poteri del Parlamento e rafforzare l’esecutivo introducendo la figura di un presidente che non fosse arbitro ma protagonista della partita. Il sistema ha funzionato ed ha permesso alla Francia crescita, influenza e stabilità grazie al muto consenso diffuso nell’elettorato che questo sistema servisse a garantire di tagliare fuori gli eredi di Vichy dal gioco politico. Il meccanismo era semplice e funzionava garantendo il ruolo della destra al gollismo, quello della sinistra al partito socialista e con i comunisti tollerati ma tenuti sempre sull’uscio del potere.

Era l’uovo di colombo, ma bastava guardare i risultati dei Le Pen alle presidenziali per comprendere che la frittata stava arrivando: 1974 0,75%, 1988 14,38%, 1995 15%, 2002 16,86% arrivando Jean Marie al ballottaggio contro Chirac, quindi nel 2017 la figlia Marine va al ballottaggio con Macron raccogliendo il 21,3% e nel 2022 nuovamente arrivando al 23,4%.

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Insomma ormai era chiaro che non si trattava più di escludere dalla politica un piccolo gruppo di nostalgici ma di infliggere una specie di apartheid politico a un quarto della popolazione. Apartheid che oggi, con il 33% raggiunto dalla destra lepenista anche grazie al perenne confino all’opposizione, la sinistra vorrebbe imporre alla maggioranza relativa dei francesi.

Ormai è chiaro: l’esperimento Macroniano di dar vita a una tecnocrazia gestita dalla sinistra, o da qualcosa che nasce da sinistra, è stato battuto in Francia come in Italia dalla politica tornata in campo grazie alla destra che, contrariamente ad ogni narrazione, sembra ancora credere che la volontà degli elettori conti qualcosa.

L’emergere di una sinistra orribile: la sistematica applicazione del blocco repubblicano di fronte all’arrivo dei barbari, ha impedito uno sviluppo equilibrato della sinistra che privata di anticorpi liberali e legittimata semplicemente dall’appartenenza al blocco anti Le Pen, si è trasformata in una discarica del peggio, antisemita, antieuropea, antinato, antitutto, dove solo proposte estreme e irrazionali hanno ascolto accompagnandosi a violenza ed estremismo.

Mélenchon è il perfetto risultato di questo percorso, vecchio trotskista è un convinto sostenitore di Maduro e Chavez, vuole l’uscita dalla Nato ma sostiene, con molti se e ma, le sanzioni alla Russia dopo l’aggressione all’Ucraina, è filo palestinese e antisionista ma scivola su temi sempre più antisemiti, sogna una tassazione fino al 90% per i redditi e accusa le istituzioni europee di un eccessivo neoliberismo. Insomma più che un politico è un situazionista e l’idea migliore è stata creare il marchio “la France insoumise” la Francia indomita con la quale ha sfiorato il ballottaggio alle presidenziali del 2017 e del 2022 e farà un notevole, quanto inutile, successo nelle attuali legislative.

La conferma della maledizione Ucraina: personalmente sostengo in pieno la politica Nato di aiuto all’Ucraina ma non posso ignorare che tutti i protagonisti della prima ora del sostegno all’Ucraina sono stati sconfitti elettoralmente, i conservatori inglesi sono usciti distrutti dal turno elettorale, Draghi è stato messo da parte, Rutte si è dovuto dimettere, Scholz è un morto che cammina, Macron sta gestendo una drammatica sconfitta, Morawiecki ha perso da tempo e Biden non sappiamo neppure se sarà candidato.

La sparizione di ogni forma di liberalismo dalla pratica politica francese: trasformare la presidenza in qualcosa di simile ad una monarchia costituzionale con il gabinetto presidenziale che sforna oltre il 95% della produzione legislativa e Ministri che si limitano a firmare carte mentre i parlamentari premono pulsanti, è la situazione che ha portato il Presidente a sentirsi in diritto di sciogliere una legislatura semplicemente seguendo il suo estro personale.

Il liberalismo è prima di tutto un metodo attraverso il quale comprendiamo la realtà con la lente della libertà individuale, dove il singolo cittadino/individuo dotato di diritti e doveri viene posto al centro dell’azione politica e dove una rigida divisione dei poteri preserva dalla proterva azione dello Stato nei confronti del quale noi liberali manteniamo intatta una vigile sfiducia. Questa impostazione è del tutto negata nella Francia semi monarchica attuale che si è trasformata in un megastato centralista e dirigista, governato da una élite gradita al Presidente e partorita dalle Grande école, incapace di mettersi in discussione e di rinnovarsi.

Concludo con un invito, non facciamoci ingannare dalle desistenze e dai fronti anti qualcosa, tutto quello che doveva succedere è successo al primo turno, il secondo sarà solo il risultato di alchimie politiche che nel tentativo di miscelare l’acqua con l’olio renderanno ingovernabile il futuro parlamento assecondando l’ultima speranza di Macron: tentare di gestire il caos.

Antonio De Filippi, 6 luglio 2024

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