In Italia, anche quando la giustizia riesce a fare il suo corso, ci deve essere sempre sotto qualcosa. Un escamotage, un sotterfugio, un errore di sistema che finisce per beffare le vittime. E così è o sarà per la famiglia del povero Willy Monteiro, il ragazzo di Colleferro ucciso barbaramente nel settembre del 2020 dalla pazzia omicida degli ormai noti fratelli Bianchi e compagnia. Perché? Perché quei poveri genitori e quella povera sorella non vedranno mai il denaro che, secondo la sentenza di primo grado, spetterebbe loro come risarcimento.
Colpo fatale e “senso dell’onore”
Ma facciamo un passo indietro. La prima fase del processo per la morte di Willy ha stabilito la condanna all’ergastolo per Marco e Gabriele Bianchi, 23 anni di reclusione per Francesco Belleggia e 21 per Mario Pincarelli.
Dopo aver sentito le dichiarazioni di imputati e testimoni in aula, è possibile fare due considerazioni: la prima di merito, sulla ricostruzione di quei 40-50 secondi che hanno portato alla morte del ragazzo. È molto difficile, se non impossibile, stabilire chi fra i quattro ragazzi abbia sferrato il colpo fatale a Willy, quel calcio che insieme agli altri colpi precedenti lo ha portato alla morte. Ma, checché ne dicano i Bianchi, probabilmente non è nemmeno così importante. Lo hanno ucciso tutti insieme, punto. E se proprio una domanda bisogna porsela, mi chiederei perché non sia stato chiesto l’ergastolo per tutti i membri del branco.
La seconda osservazione, di carattere del tutto personale, riguarda la strategia processuale degli imputati. I Bianchi alla sbarra hanno parlato di “correttezza” e di “onore” come valori che a loro avviso gli avrebbero insegnato le arti marziali miste. E allora che ci spieghino, come si concilia questo presunto senso dell’onore con il fatto che nel processo hanno accusato gli altri due imputati dell’omicidio, i loro vecchi amici. “L’hanno ucciso loro, non noi”, “Una cosa da infami, mentre era per terra”. “Non pensate che se fossimo stati noi avrebbe avuto segni più vistosi sul volto?”, hanno avuto il coraggio di affermare.
No, non c’è proprio niente di onorevole in questa storia. Anzi, quello stesso falso senso dell’onore che li ha portati a massacrare un povero ragazzo indifeso, pensando di difendere gli amici, li sta portando ora a tradire quegli stessi amici solo per provare a scampare a qualche anno di galera. Cos’è questa se non viltà, infamia?
Pagheremo noi per loro
Ma non è finita qui. Perché l’epilogo della vicenda rischia di essere ancora più beffardo e disonorevole. “Se io sbaglio, pago” ha dichiarato uno dei fratelli Bianchi davanti ai giudici. Ecco, ora è stato stabilito ufficialmente che ha sbagliato. Eppure, non pagherà. Nonostante il processo abbia decretato un risarcimento di oltre 500 mila euro in favore della famiglia Monteiro, i Bianchi non tireranno fuori un centesimo perché risultano “nullatenenti”. Proprio loro, che un tempo facevano la bella vita, fra auto di grande cilindrata e vacanze in hotel di lusso, nel frattempo pare si siano dati da fare per non avere più nulla di intestato a loro nome. I loro genitori? Impossibile, fino a qualche tempo fa percepivano addirittura il reddito di cittadinanza.
Dunque, sapete come finirà questa storia? Ci sono due possibilità. La prima è che i genitori di Willy non ottengano mai il risarcimento che è loro dovuto. E sarebbe una cosa ingiusta e tremenda. Ma l’altra ipotesi è, se possibile, forse addirittura peggiore: questa somma potrebbe doverla addirittura risarcire la collettività, cioè tutti noi. In casi come questi, infatti, spesso è intervenuto il ministero dell’Interno, pagando il debito in favore delle vittime.
Avete capito bene. È possibile che dovremo essere noi a staccare un assegno per conto dei fratelli Bianchi. Perché i criminali in questo paese non pagano mai. Anche quando prendono l’ergastolo.
Nicolò Petrali 12 luglio 2022