Oltre al danno anche la beffa, si potrebbe sintetizzare con una semplice, amara battuta il risultato della trattativa europea. Danno perché le risorse ottenute con il Recovery fund non arriveranno prima della metà 2021, beffa dal momento in cui i soldi servirebbero subito al nostro paese, in particolare in vista dei prossimi mesi autunnali pieni di incognite e rischi molto gravi per l’economia italiana. Così, il Commissario europeo per l’Economia Gentiloni, non usa giri di parole sulla strada da intraprendere: “i fondi arriveranno nella seconda metà del 2021. L’Italia prenda il Mes, conviene”. Non bastava un accordo sul Recovery fund con stringenti condizionalità, risorse con una scadenza temporale lunga, possibilità di diritto di veto, ora si vuole che l’Italia acceda anche ai fondi del Mes, ricorrendo a nuovi finanziamenti dall’Unione europea e limitando ulteriormente la propria già fragile indipendenza politica e sovranità nazionale.
Se Gentiloni e il Partito democratico sono favorevoli ad accedere al Mes, la maggioranza appare quanto mai spaccata con il Movimento Cinque Stelle che addirittura ha votato al Parlamento europeo a favore di un emendamento in cui si chiedeva di respingere l’utilizzo del Mes presentato dal gruppo Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega) insieme al carroccio e a FdI, mentre Pd, Azione, Italia Viva e Forza Italia hanno espresso un voto contrario.
A creare ulteriore confusione nel traballante equilibrio del governo giallorosso, c’è il fronte interno dove Italia Viva ha votato insieme al centrodestra in Commissione Affari costituzionali sull’ipotesi di riforma della legge elettorale del Germanicum. Ma a tenere banco sono anche le elezioni regionali di settembre, in particolare in Puglia. Conte vorrebbe evitare in tutti i modi una vittoria del centrodestra nella sua regione e sarebbe intenzionato a scendere in campo in appoggio del candidato del Partito democratico Emiliano, un’ipotesi che ha scatenato la ferma contrarietà del Movimento Cinque Stelle, Di Maio in primis. Spaccature che testimoniano un clima sempre più teso all’interno del governo e in particolare nel Movimento Cinque Stelle.
I grillini sono consapevoli che se cederanno anche sul Mes, come avvenuto su tanti fronti, sarebbe pressoché impossibile contenere l’emorragia di voti ormai in atto, soprattutto in un momento in cui le pressioni dell’ala più dura e pura rappresentata da Di Battista diventano sempre più forti e con la nascita del nuovo partito Italexit di Paragone a cui ha aderito un nome di peso dei cinque stelle romani come Monica Lozzi. Sfortunatamente per gli italiani, l’adesione al Mes non significherebbe solo l’ennesima giravolta del Movimento Cinque Stelle ma la definitiva abdicazione di una politica nazionale a favore di una gestione dell’Unione europea, de facto un commissariamento.
Francesco Giubilei, 24 luglio 2020