Rassegna Stampa del Cameo

Fubini e il caso Grecia, quando le élite nascondono la verità - Seconda parte

Sì proprio loro, i 700 bimbi (da 0 a 12 mesi), numero “differenziale” di morti causa le modalità secondo le quali è stata gestita la crisi greca (dato certificato da Fubini stesso: il rospo che aleggiava è stato sputato). In questo passaggio Fubini si emoziona, si capisce che la sofferenza è autentica, a differenza di quella di due superburocrati come Christine Lagarde e Jean-Claude Juncker. Questi, tempo prima avevano confessato, sul caso Grecia, sì gli errori, ma solo perché i numeri non offrivano loro alternative: si erano comportati come quei birbanti che quando i carabinieri fanno loro vedere i video delle telecamere che li riprendono durante lo stupro, confessano, dicendo però che la vittima era consenziente. Poi è evidente che le due vecchie lenze lo hanno fatto per scaltrezza, il disprezzo che provavano (e provano) per i greci e per la Grecia emerge, è palese, le scuse sono finte, come succede spesso nel mondo del politicamente corretto di matrice anglosassone e nordeuropea.

Il caso in oggetto a livello della persona singola non ci deve interessare, ciascuno di noi ha diritto di rispondere alla propria coscienza, congegnando la confessione nel modo che ritiene più opportuno, ci mancherebbe, dico di più, almeno Fubini ci ha messo la faccia (Chapeau!). Ma è stato importante per farci comprendere cosa sono le fake truth, tipiche del Ceo capitalism dominante. Tutti avranno capito che sono una comunicazione elegante che sembra vera, invece spesso è falsa, perché incompleta, peggio, in casi limite come questo, il giornalista, e lo dice lui stesso, non diffonde ciò che ruolo e professionalità gli imporrebbe per dare un’informazione completa e veritiera, per non avvantaggiare l’avversario politico.

L’amico Marco Cobianchi, giornalista di razza, ha avuto le mie stesse suggestioni, twittando: “sono senza parole”. Anch’io, sono senza parole, ma sono comunque contento della confessione. Grazie a lui i 700 bambini greci perduti ci hanno fatto commuovere, soprattutto riflettere per il futuro, com’era stato per il piccolo migrante Aylan al-Kurdy, morto su una spiaggia turca. Al solito, uno ha avuto una grande copertura mediatica, i 700 praticamente nulla. C’est la vie.

Riccardo Ruggeri, 11 maggio 2019

zafferano.news

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