Società

Furto da PizzAut e altri crimini: è colpa del buonismo educativo

Ecco il fallimento di modelli educativi improntati al permissivismo, alla superficialità che ci fa dire: ma tanto, sono ragazzi…

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Sicuramente ogni azione vandalica, aggressiva, potenzialmente distruttiva verso le persone e le cose è segno di un disagio profondo in chi la compie. Quando tali fatti si ripetono in determinate zone abitate o contesti sociali, sono segno di un disagio diffuso e di una mancanza di consapevolezza del bene della vita, oltre che di una avversione alla vita stessa, propria e altrui. Di fronte a fatti simili occorre una riflessione sul territorio, sul livello di consapevolezza dei giovani rispetto alla bellezza non solo artistica e culturale, ma anche etica di dove vivono.

La presenza di luoghi di vita e di altissimo valore umano e sociale come PizzAut va valorizzata e rappresenta un deterrente all’ignoranza e alla brutalità che ne è la conseguenza. A mio parere – voglio crederlo – chi ha spaccato la vetrina di PizzAut non sapeva neppure di quale ristorante si trattasse. Viviamo le conseguenze di una società insensibile alla formazione ai valori, alla conoscenza dell’impegno nel sociale, all’apertura al diverso, un reale scivolamento verso il basso. L’episodio di PizzAut è una cartina di tornasole della voglia di vivere di un territorio, della sua capacità di formare i giovani alla vita piuttosto che alla distruzione.

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Episodi come questo testimoniano la crisi della nostra società: è chiaro che anche in passato episodi simili potevano avvenire, tuttavia è altrettanto chiaro che episodi come questo sono sempre più frequenti: vandalismi, graffiti, violenze dilagano. Perché? Perché è innegabile che da decenni abbiamo smesso di educare i giovani alla responsabilità, abbiamo smesso di dire che ad un’azione corrisponde una reazione, che occorre assumersi le proprie responsabilità.

Episodi come quello di PizzAut testimoniano il fallimento di modelli educativi improntati al permissivismo, alla superficialità che ci fa dire: ma tanto, sono ragazzi… I nostri giovani per decenni sono vissuti nell’agio e nel vuoto educativo, complice, mi si permetta, la mancata certezza della sanzione, sia a livello educativo (scuola e famiglia) sia a livello penale. È chiaro che il carcere minorile non è la soluzione ma è altrettanto chiaro che il senso di impunità dilagante non aiuta di certo a fermare determinati reati.

E poi il rischio dell’emulazione è sempre alto, ma è un rischio che può attecchire nel terreno fertile dei nostri sguardi e dei nostri orizzonti limitati e superficiali. Mi sia consentito il dirlo ma l’opera del ministro Valditara nel ridare autorevolezza ai docenti, al voto di comportamento sono strategie che io ritengo davvero importanti in questa ottica di una educazione che ritorna all’essenziale: dare nuova linfa alla nostra civiltà, attraverso i giovani. Purtroppo vivremo ancora a lungo le conseguenze di decenni in cui i modelli educativi sono stati improntati alla mera critica della tradizione. Questi sono i risultati.

Suor Anna Monia Alfieri, 16 marzo 2025

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