Esteri

Lo sgarbo al G7

G7, che pena la provocazione Lgbt: Trudeau si faccia i fatti suoi

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Un paio di leggende globali inseguono Justin Trudeau, il primo ministro canadese. La prima è gustosissima al limite dell’incredibile ma provvida di indizi: vuole il politico ereditario, figlio ufficiale del predecessore Pierre, generato in realtà nel quadro di un intrigo internazionale ad alto tasso di rock. Si era, occhio alle date, nel 1977 e i Rolling Stones si trovavano, tanto per cambiare, sull’orlo della tragedia: Keith Richards arrestato dalle Giubbe Rosse, come in un film di Cecil B. DeMille, solo che era tutto più vero del vero: mezz’ora a cercar di svegliarlo a sberloni nella sua stanza d’albergo, Keith che alla fine rinviene, capisce tutto e dice ad Anita: Addio mia cara, ci vediamo tra otto anni. In realtà quella volta rischiava l’ergastolo: spaccio internazionale, cospirazione e tutto. E il destino della band pareva segnato. Ci si mise di mezzo Rita, una fan non vedente, “il mio angelo cieco”, la chiama Richards: Rita va dal giudice e gli dice: non condannatelo, fatelo suonare. E il giudice, magnanimo, si commuove e le ascolta: condanna a due concerti di beneficenza per i non vedenti. “E perché no per i sordi, vostro onore?” risponde al verdetto uno stonatissimo Keith. “Vada via, prima che io cambi idea: la mia clemenza è limitata” risponde la toga. Da allora Rita ebbe libero accesso ovunque nei tour dei Rolling Stones e, se Keith sentiva che qualcuno le mancava di rispetto, tirava fuori il coltello da caccia con la lama di 32 cm. E nessuno al mondo ha mai continuato a fare quello che faceva con un coltello con dietro Keith Richards.

Ma, se credete di esservi divertiti, adesso viene il bello. Gli Stones, non avendo nuovo materiale da pubblicare, alla fine decidono per un live tratto dai concerti canadesi, quello famoso con la copertina di Andy Warhol rovinata dalle scritte di Mick. Qui il gruppo, euforico per diverse ragioni, dà il meglio di sé sul palco, nelle feste e nelle stanze da letto. Si distingue Ron Wood, l’altro chitarrista, che approfitta di una groupie particolarmente ostinata: la chiamano “Madcap Maggie”, è Margaret Trudeau, la moglie di Pierre. La stampa capisce Roma per Toma e attribuisce l’affaire a Mick. Invece è Ronnie. Scoppia un puttanaio e il dollaro canadese crolla: i Rolling Stones sono i primi, e resteranno gli unici, a far rischiare una crisi diplomatica, finanziaria e politica internazionale. Benvenuti nel mondo della più famigerata rockband di tutti i tempi. All’incirca nove mesi dopo, Margaret partorisce un curioso bambino che non somiglia troppo a Pierre. Ma sono leggende, sia chiaro; l’altra che insegue Justin, è che quando lui parla di diritti lqbtambarabacicciccoccò, parlerebbe anzitutto per sé: e chi siamo noi per dire la nostra?

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La premessa è lunga ma illuminante per inquadrare il tipo: un cocco isterico, che fu tra i più incarogniti durante il periodo pandemico della reclusione globale totale, con tanto di sommosse di camionisti e non solo quelli. Il ragazzo fa cose isteriche, per esempio a un G7 giapponese incontra la nostra premier e, com’è come non è, a mò di saluto le tira addosso una frase deficiente quanto ai diritti umani delle cosiddette minoranze sessuali. Una provocazione scentrata, penosa, volgarissima, per dare al governo italiano dei fascisti alla maniera che usa oggi: senza pezze d’appoggio, senza logica, senza stile, senza serietà; quando tutti capiscono che, se mai, le critiche che più si possono fare, e vengono mosse, a questo esecutivo meloniano sono se mai di caratura diametralmente opposta: eccessivo spostamento sulle istanze europeiste, approccio che più morbido non si può quanto a migrazioni, tolleranza, inclusività, sicurezza, atteggiamnto al limite del remissivo di fronte alla provocazioni dell’opposizione (che, non avendo carte buone, si gioca le scartine che ha: teppistelle climatiste, matrone antifà da climaterio, tendine, sardine, scentri sociali), adozione, preoccupante, del linguaggio woke (il surreale “l’Aquila è città resiliente”), certi evitabili dadaumpa con Zelensky, il sostegno al quale si può benissimo capire ma è questione di stile e anche, se non dispiace, di un briciolo di prudenza, di lungimiranza strategica. Fino al climax: due ministri, il Pichetto Fratin delle politiche ambientali e il Musumeci della protezione civile, che sposano la demenziale narrazione di sinistra, ipocrita e autogiustificazionista, quanto a rovesci, cambiamenti climatici, emergenze farlocche.

Insomma se mai c’è stato un governo di destra emolliente, come l’avrebbe chiamato Montanelli, questo di sicuro lo batte quanto a crema. Ma ai Justin di tutto il mondo non basta perché il gioco è chiaro: più la destra italiana si mette nell’angolo e più le arrivano stilettate, jab fastidiosi, montanti, ganci sinistri. Chissà se prima o poi capiranno che non si può fare tutto un incontro in questo modo, che il rope-a-dope non funziona a meno di chiamarsi Muhammad Ali.

L’uscita di Trudeau il Piccolo era uno sgarbo fine a se stesso, da inquadrare nel complesso di rapporti della sinistra occidentale che la Meloni proprio non ce la vogliono e continuerebbero a considerarla usurpatrice pure se si mettesse a ballare il Casatschok. Tanto fine a se stesso che Giorgia l’ha lasciato cadere nel vuoto, saggiamente, e l’altro non ci è più tornato sopra; se davvero temesse per la sussistenza di una rumorosa e sempre più aggressiva lobby che ormai in Italia decide tutto o almeno niente si decide senza di essa, ci sarebbe tornato sopra con rinnovato orgasmo. Qui se mai a non trovar più cane che gli abbai sono gli etero, i borghesi, i credenti, i tradizionalisti, insomma: i veri diversi, emarginati nella pressochè totale indifferenza generale dalla Chiesa al governo. Senonché, come dicevamo, Justino il maggiolino parla per sé. Ora, siccome parla per sé, sarebbe il caso di fargli capire che a un G7, per di più in pieno conflitto russo-ucraino, le questioni personali andrebbero tenute in tasca. O, come si dice a Oxford: a Justì, perché nun te fai una paccata de c…. tuoi? Giorgia Meloni se l’è giocata bene, gira molto il mondo e ogni volta impara qualcosa e la impara velocemente. Ma la sua fatica è improba, speriamo non anche ingrata.

Max Del Papa, 19 maggio 2023