Succede, a volte, quando ci si innamora di qualcuno, di vedere solo i pregi e di sorvolare sui difetti. Più o meno lo stesso è accaduto alle istituzioni di mezzo mondo occidentale: quando Putin ha invaso l’Ucraina, l’Europa tutta s’è schierata al fianco di Zelebsky, gli ha aperto le porte dell’Ue, sorvolando sui difettucci del sistema ucraino. Però non basta essere “aggrediti” per ottenere il pass nell’esclusivo club europeo. Bisogna anche rispettare alcuni parametri, economici, sociali e ovviamente politici. Tre su tutti: garantire l’indipendenza della magistratura, mettere un freno agli oligarchi e magari anche evitare di fare scomodi scivoloni facilmente accusabili di filo-nazismo. Come quello in cui è cascato l’ambasciatore ucraino in Germania.
Andrij Melnyk, diplomatico ucraino a Berlino, ha infatti fatto saltare sulla sedia i governi di Germania, Polonia, Ucraina e Israele. In un colpo solo. Secondo l’ambasciatore, Stepan Bandera “non ha contribuito all’Olocausto”, “non è stato coinvolto nei massacri di ebrei e polacchi”, “non era legato all’Italia mussoliniana o alla Germania hitleriana”. Chi legge questo sito saprà chi era Bandera, nazionalista ucraino, i cui canti risuonavano nei bunker dell’Azovstal, leader degli indipendentisti dell’Oum, cioè un movimento fascista e antisemita. Da collaborazionista dei nazisti, Bandera non si comportò esattamente come un santo: espulsioni e stermini di ebrei e polacchi.
Va detto che una parte della popolazione ucraino lo considera un nazista, un’altra un eroe in chiave anti-sovietica. Quel che è certo, è che Israele sull’argomento non ha molti dubbi. E infatti ha definito le esternazioni dell’ambasciatore ucraino “una distorsione dei fatti storici, una banalizzazione dell’Olocausto e un insulto a chi è stato assassinato da Bandera e dai suoi”. Secondo Melnyk, invece, non ci sono prove di ordini di massacri di civili ed ebrei, storia che sarebbe frutto nientepopodimeno che della narrazione occidentale infettata dalla propaganda russa. Il ministero degli Esteri ucraino, anche per placare l’ira della Polonia, è dovuto intervenire per prendere le distanze: “L’opinione dell’ambasciatore Melnyk – ha detto – espressa in un’intervistata, è la sua personale opinione e non corrisponde alla posizione del ministero degli esteri ucraino”.