CronacaGiustizia

Galli arrosto: il virologo-star è stato condannato

La sentenza del tribunale di Milano contro Massimo Galli, eminenza grigia dei tempi del Covid

massimo galli processo

Massimo Galli, noto infettivologo ed ex responsabile del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, nonché eminenza grigia ed ascoltatissimo ai tempi del Covid, è stato condannato ad 1 anno e 4 mesi di carcere.

Galli era stato accusato di falso e turbativa d’asta (o in alternativa abuso di ufficio) in merito ad un concorso universitario per la selezione di un professore associato all’Università Statale di Milano. Il fulcro dell’accusa si concentrava sul presunto favoritismo di Galli nei confronti di Agostino Riva, suo ex collaboratore (assolto per non aver commesso il fatto), ai danni di altri candidati come Massimo Puoti, primario di Malattie infettive al Niguarda. Secondo le contestazioni, la commissione, di cui Galli era membro, avrebbe valutato Riva con un punteggio leggermente superiore rispetto a Puoti (69,9 contro 67,4), alimentando dubbi sulla correttezza della selezione.

Il processo era nato da uno dei filoni dell’inchiesta su “concorsopoli” a cui indagavano i pm Carlo Scalas ed Eugenia Baj Macario ipotizzando presunte selezioni pilotate nei ruoli di professore e ricercatore alla Facoltà di medicina della Statale di Milano. I magistrati avevano chiesto 1 anno e 10 mesi di carcere per il professore 73enne e 1 anno e 6 mesi per Riva.

La sentenza pronunciata dalla decima sezione penale di Milano ha visto Galli condannato a 1 anno e 4 mesi per il reato di falso, mentre è stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta e da quella di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste. Secondo le toghe, che hanno concesso a Galli le attenuanti generiche e la non menzione della sentenza nel casellario penale, il verbale di gara del 14 febbraio 2020 sarebbe stato “falso” perché il risultato non del lavoro collegiale della riunione dei tre commissari (fatta il 14 febbraio 2020, appunto), ma concordato in precedenza. Il relativo documento, insomma, sarebbe stato scritto in un secondo momento proprio da Riva e Galli, benché il professore abbia provato a spiegare in aula che “l’errore” sarebbe stato dovuto alla pandemia appena scoppiata. “Il 14 febbraio 2020 stavo licenziando un lavoro che è stato accettato 4 giorni dopo a una rivista internazionale con la prima datazione sulle sequenze del virus e la penetrazione umana del coronavirus”, ha detto a caldo. “Sono finito in questa storia per un’intercettazione di due persone a me ostili in cui mi si attribuiva l’intenzione di falsare concorsi”.

Ricordiamo che gli altri due membri della commissione, il professore dell’Università La Sapienza di Roma, Claudio Maria Mastroianni, e la professoressa associata dell’Università di Palermo, Claudia Colomba, hanno patteggiato a 6 mesi poi convertiti in 8.000 euro di sanzione pecuniaria.

Galli è sollevato, ovviamente, per l’assoluzione dal reato “più grave” di turbativa d’asta che, secondo alcune recenti sentenze della Cassazione, non poteva essere contestata in caso di concorsi pubblici. Il professore ha già annunciato la sua intenzione di fare appello, sostenendo la sua piena innocenza e dichiarandosi “assolutamente sereno” di fronte al verdetto. La difesa ha evidenziato la conoscenza pregressa di Galli sia con Riva che con Puoti, sottolineando come, data la natura stretta della comunità delle malattie infettive, tale circostanza fosse inevitabile. Galli ha rimarcato la neutralità del suo giudizio, motivando le decisioni della commissione con l’obiettivo di preservare la continuità delle attività didattiche e di ricerca del dipartimento, minacciata da pensionamenti e trasferimenti.

Ovviamente, questo sito, come sempre, resta garantista fino a terzo grado di giudizio. Restiamo in attesa dell’Appello.

Articolo in aggiornamento

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