Galli fa retromarcia: “I morti di Covid? Avevano altre patologie”

Il tele-virologo sacerdote della liturgia del terrore si accorge della conta sbagliata dei decessi legati al virus

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Nel 1966 fu prodotto, con un cast stellare, “La caduta delle aquile”, film bellico diretto da John Guillermin, grande specialista di colossal cinematografici. Il titolo della pellicola evoca chiaramente la caduta dell’Impero di Germania dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale.

Ebbene, nella nostra particolare e infinita guerra al Sars-Cov-2, che ci rende unici nel mondo democratico, è un susseguirsi di cadute di asini. Asini volanti col camice bianco, la cui principale specialità è quella di terrorizzare gli italiani. Ed in questo elenco di “miti” cadenti non poteva mancare Massimo Galli, venerato sacerdote della liturgia del terrore. Ospite venerdì mattina di “Agorà”, condotto su Rai3 dalla sempre più confusa Luisella Costamagna – tanto da essersi messa in testa che le ultime varianti del virus siano ancora più aggressive -, l’ex primario delle Malattie infettive del Sacco di Milano “ha fatto la sua”, come si suole spesso dire in Toscana quando si è combinato un pasticcio.

In questo caso “il pasticcio”, dal suo personale punto di vista, consiste nell’essersi lasciato scappare una realtà che noi aperturisti ignoranti abbiamo capito da molto tempo: la conta sbagliata dei morti di Covid-19. Dice infatti Galli, rispondendo ad una domanda della conduttrice sullo stato generale della pandemia: “Come vanno le cose in questa situazione? Abbiamo bisogno soprattutto di tutelare i più fragili e di tutelarli al meglio. Una quarta dose, ebbene sì. Una quarta dose potrebbe però non bastare su queste persone. Va investito anche per cercare di non avere ogni santo giorno questo “jumbo jet” che cade come numero di morti che abbiamo. – Ma ecco che Galli si lascia scappare “l’eretica” valutazione, facendo letteralmente precipitare il suo personale jambo jet carico di paura virale – È possibile che una parte di questi morti sia rappresentata da persone terminali per tutta una serie di altre questioni, che incidentalmente si sono infettate anche con la Covid – ma dai, che grande scoperta! -. Ma la questione dell’uovo e della gallina diventa questa: chi ti ammazza prima, la Covid o la malattia che già avevi.”

E no, stimatissimo luminare della medicina “de’ noantri”: la questione legata alla conta dei morti non è affatto un problema di lana caprina. Considerando, in modo a mio avviso truffaldino, tutti i positivi al tampone come morti Covid, si mantiene in piedi uno dei principali caposaldi per giustificare le intollerabili restrizioni della nostra libertà che vedono nel ministro Speranza, il talebano delle mascherine, il suo più agguerrito sostenitore. Inoltre, citando ancora una volta quei numeri che lo stesso Galli proprio non riesce a digerire, sin dall’inizio di questa tragedia molto autoinflitta gran parte dei poveretti ufficialmente uccisi dal virus non erano affetti solo da una malattia grave, bensì almeno da tre patologie mortali in su.

Tuttavia, anche quest’ultimo riferimento rappresenta da sempre un tabù per i sacerdoti del terrore e per chi specula da oltre due anni sulla paura. Giungere alla conclusione che, soprattutto oggi, il coronavirus non rappresenta un vero rischio per le persone in salute, renderebbe ancor più manifesti gli abusi alla nostra libertà che ancora siamo costretti inutilmente a subire.

Claudio Romiti, 29 aprile 2022

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