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Galli fatto allo spiedo

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Il coprifuoco non va più di moda, è out come certe “rockstar” vaccinali. Specie da quando, in Europa, vince chi ne ha fatto a meno e piglia bastonate la sinistra che lo esaltava a suon di zone rosse come la rivoluzione d’ottobre. E così, puntuale, è arrivato il “contrordine, compagni!”: lockdown? Via, che brutta parola; restrizioni? Orrore, neanche a parlarne; coprifuoco? Per favore, parliamo piuttosto di ripresa. A prova provata che, come da queste parti si ripete da tempi non sospetti, il lockdown made in Speranza è una cinesata che ha niente di scientifico e tutto di politico, serve al controllo totale in vista di “una nuova egemonia”. Adesso che non conviene più, fanno a gara a rinnegarlo e presto torneranno a dire che chi infila la mascherina è un nazista. Nessuno ti giuro nessuno lo vuole il coprifuoco, e nessuno lo voleva, chissà chi è che ce l’ha imposto, a singhiozzo, per quasi 15 mesi. Con tutto che ci siamo ancora dentro, Draghi si pavoneggia nell’indecisione e però il popolo esulta, felice, alla ritrovata libertà (capolavoro del regime).

Galli ultimo ultras del coprifuoco

Ma c’è uno che non si piega, non se la beve, un apota della libertà: è l’infettivologo Galli, l’ultimo dei mohicani della clausura, quello al quale “tremano le gambe” ogni volta che si ipotizza un refolo di allentamento. Questo Galli non è che le abbia azzeccate proprio tutte, eh. Famose le sue cassandrate puntualmente scentrate, i milioni di milioni di contagiati, l’apocalisse prossima ventura, forse la sua matematica è un po’ sovietica, come quando annunciò che il reparto da lui diretto, al Sacco di Milano, c’era il sold out di ricoveri d’intensiva (variante inglese) e l’ospedale stesso gli si rivoltò contro: oh luminare, ma che stai a dire? Eppure non aveva del tutto torto, il sacco di Milano c’è stato davvero, e anche del resto d’Italia: per sfinimento di tutte le attività produttive, che al Galli sembra importare poco, anzi, ma è una malignità, qualcuno insinua gli faccia pure provare un frisson in ricordo dei bei tempi dell’Università Katanga, quando militava a sinistra del partito comunista cinese.

La previsione sui vaccini

Del resto fu lui stesso, in un raro momento di autocompiacimento (l’uomo è proverbialmente schivo al limite della misantropia), ad ammettere che lui si sentiva ancora sessantottino. Eh beh, un compagno è per sempre. Sicché, con la coerenza di sempre, Galli insiste: vaccini? Naaah, pozioni superate, sparati così non servono a niente. Portare il coprifuoco a mezzanotte? Pazzi incoscienti, allora ditelo che volete l’estinzione dell’umanità. Più rigorista di Le Tissier, che non era uno scienziato ma un calciatore del Southampton che dal dischetto non ne sbagliava uno (anzi, uno solo su 48 in carriera), Galli ha appena scolpito dalla solita Gruber: “Quel che abbiamo ora è un ottimo vaccino per un virus che girava un anno fa in Cina. Il panorama attualmente si è molto variegato e questo rende difficile poter pensare con l’attuale vaccino di raggiungere l’immunità di gregge. Il lavoro pubblicato sul NEJM del 5 maggio dice che il vaccino Pfizer ha il 97% di efficacia per evitare cimitero, rianimazione e ospedale per qualsiasi variante [ma] se consideriamo l’infezione con la variante sudafricana la percentuale di efficacia è molto inferiore. La domanda è: con questo vaccino otteniamo l’immunità di gregge, riusciamo a non far circolare il virus? La risposta è probabilmente no”.

Virologi con licenza di sfondone

La domanda è: quousque tandem, Galli abutere due palle nostre? Perché la sua è probabilmente una supercazzola, ma il senso è chiaro: tutti dentro, tutti fermi, nessuno muova un muscolo del viso, come diceva il prof. Muscolo di Gian Burrasca. E pazienza se d’estate il virus cede, queste sono credenze stregonesche, la verità è una sola, splende nel sol dell’avvenire, ed è la versione leninista aggiornata: il comunismo sono i soviet più l’elettrificazione da filo spinato per chi esce. Quantum mutatus ab illo!, che all’inizio del gran casino, marzo 2020, predicava tutt’altra supercazzola: “La malattia da noi difficilmente potrà diffondersi e l’esiguità del numero di casi riscontrati, così come le modalità di come si sono manifestati, ci dà la dimensione del contenimento complessivo della problematica”. E so’ virologi, con licenza di sfondone. Poi il Galli, che molti farebbero volentieri allo spiedo, ha scoperto le delizie della tivù, che è una droga, e ha cominciato a spararsi pere quotidiane, anche a ritmi di tre o quattro al giorno. Sfrenato sperimentatore di tutte le sovraesposizioni mediaticoscientifiche, ogni tanto il Nostro annuncia un rehab, ma giusto il tempo che gli serve per passare da un canale all’altro. E, apparendo apparendo, forse ha capito che poteva costruirsi il personaggio del catastrofista, del bastian contrario a tutti i costi e senza sconti. Ma quali aperture, è presto, è presto, arrivano le varianti, i vaccini sono superati, bisogna tener chiuse tutte le attività non essenziali (discorso da Mao), ve ne pentirete, un giorno mi darete tutti ragione (discorso da Fantozzi). Sì: nel frattempo tocchiamo quanto di più caro, anche se ormai fa un male cane.

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