Una mascherina è per sempre. Se uno volesse parafrasare un paio di pubblicità e applicarle alla pandemia, ecco qui: Toglietemi tutto ma non la mia mascherina. Il futuro che Massimo Galli si prefigura anche dopo la fine dell’epidemia vede come protagonista assoluta lei, quel pezzo di materiale tecnico di vario colore utilizzato normalmente nelle sale operatorie e ormai diffuso tra tutta la popolazione. Sconfiggeremo il virus? Poco importa: per il direttore del reparto di Malattie infettive del Sacco di Milano dovremo continuare a tapparci naso e bocca per molto tempo. Magari anche per sempre.
“La mascherina è assurta un po’ a simbolo di questa situazione che stiamo vivendo, forse in maniera anche impropria”, ha detto ieri a TimeLine su Sky Tg24 il pensionando professore. “La mascherina è uno strumento di protezione individuale, è un po’ come quando ci si mette il casco quando si monta sul motorino: serve per proteggere se stessi e gli altri”. Cosa succederà una volta che di Covid, si spera, non si parlerà più? Potremo mettere la maschera finalmente nel cassetto, tornando a sorridere per strada? No. O almeno non secondo Galli, che ha smentito di fatto il sottosegretario Pierpaolo Sileri secondo cui un bel giorno, visto il progressivo miglioramento dei dati epidemiologici, potremo smettere di indossare Dpi. “Vale la pena di continuarla ad usare con intelligenza – ha ribadito l’infettivologo – Forse diventerà un po’ elemento di costume che prima non avevamo e poi, ad un certo punto, avremo”. Un elemento “di costume” di cui, però, noi faremmo volentieri a meno.