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GameStop: il colpaccio a Wall Street spiegato bene

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Lasciamo per un momento i consueti temi del politicamente corretto e affrontiamo il caso GameStop, le cui azioni, mi segnala la relativa pagina su Fineco, sono salite dell’8000% in un anno. Ripeto: 8000%. GameStop è una catena di negozi di videogiochi vecchio stile e no, non hanno inventato la cura del cancro. Ho cominciato a seguire la vicenda qualche settimana fa, quando sono comparsi i primi twitter con “GameStop to the moon”, razzi, #wallstreetbets e meme di cani sorridenti. Ben prima insomma che arrivasse sui media mainstream italiani (e nonostante ciò non sono diventato ricco…). Credo che valga la pena fare qualche riflessione. Innanzitutto cosa è successo.

App “democratiche”

Premessa: da qualche tempo, negli Stati Uniti, si sono diffuse queste app per l’investimento azionario come Robinhood. Un modo per democratizzare ulteriormente l’investimento in borsa, già comunque molto più diffuso negli Usa che da noi. Poi è arrivato il Covid. E sono arrivati stimoli e assegni. Milioni di persone, con poco da fare e con soldi in tasca. Buona parte di questi soldi non sono finiti a comprare cibo e carta igienica ma sono finiti su Robinhood. Poi sono arrivati quelli della pagina Wallstreetbets su Reddit. Su Wallstreetbets gli utenti (quelli che oggi la stampa chiama “i piccoli”, i “davide” ecc.) hanno cominciato a coordinarsi e a lanciare campagne di acquisto verso determinate azioni, in particolare azioni molto “shortate”. Chiunque può shortare un’azione ma solitamente i maggiori player sono i cosiddetti hegde fund (quelli che la stampa chiama “i grandi”, “Golia”, “cattivi” ecc). Shortare, o vendere allo scoperto, significa che si guadagna se l’azione scende di valore.

Spremuta di “shortatori”

C’è un elemento chiave della strategia dei piccoli di Wallstreetbets che ho visto poco evidenziato nei resoconti dei giornali italiani. Se infatti, coordinando letteralmente centinaia di migliaia di utenti, i “piccoli” si mettono tutti a comprare una azione, ovviamente ne fanno alzare il prezzo e fanno perdere soldi a quelli che avevano shortato. A quest’ultimi converrà quindi liberarsi delle azioni per limitare le perdite. Ma, ed è questo il trucco, per liberarsi di una azione, lo shortatore deve comprarla (le vendite allo scoperto, semplificando, funzionano al contrario, prima si vende e poi si compra). Quindi agli acquisti dei piccoli si sommano gli acquisti degli stessi “shortatori”, costretti a comprare le azioni e far aumentare ancora di più il prezzo. È il cosiddetto “short squeeze”, letteralmente la “spremuta degli shortatori”.

Sono mesi che quelli di Wallstreetbets cercano di attivare questa strategia e GameStop è finora il loro più clamoroso successo. Per una serie di motivi:

1. Fattore nostalgia: Gamestop è una vecchia catena di videogiochi (che ormai si scaricano online). Molti degli utenti di Reddit, videogiocatori accaniti, hanno provato un subdolo piacere a strappare la società, ricordo della loro giovinezza, dalle grinfie degli shortatori.

2. Un cambio improvviso al management di GameStop ha effettivamente migliorato la prospettiva della società, anche se nulla vicino alle valutazioni siderali di questi giorni.

3. Ma soprattutto… GameStop è una società relativamente piccola, con poche azioni (e quindi più influenzabile dagli acquisti dei piccoli) ed estremamente shortata. Una condizione ideale per la strategia di Wallstreetbets.

La retorica sugli hedge fund

Detto ciò, è giusta questa divisione in piccoli investitori buoni contro hedge fund cattivi? Innanzitutto, gli hedge fund non sono un club di paperoni. Spesso vi partecipano fondi comuni e fondi pensioni, dietro cui ci sono persone assolutamente normali. Quelli di Wallstreetbets, al di là di tutti i proclami contro i grandi di Wall Street, non stanno semplicemente attuando un colossale e sfacciato schema Ponzi? Come in una catena di sant’Antonio, faccio salire artificiosamente i prezzi di GameStop e sempre più persone vengono attirate dall’investimento con la speranza di diventare milionari in poche settimane.

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