Già nel 1976, il grande economista liberista, Milton Friedman, ricordava come una misura statale, spacciata dalla politica come temporanea, si trasformava inevitabilmente in una misura permanente. Ed è quello che sta succedendo col Piano Austerity, un pacchetto di soluzioni governative per far fronte alla crisi energetica, dovuta alla guerra in Ucraina.
Sembra leggere un qualsiasi decreto – o meglio, Dpcm – dei tempi pandemici. Quelli in cui l’attuale distruttore di esecutivi, Giuseppe Conte, si presentava in prima serata sulla Rai a spiegarci come, dove, quando avremmo potuto e dovuto esercitare le nostre libertà fondamentali.
Le follie del Piano Austerity
Ecco, che ci crediate o meno, il Piano Austerity ha posto sul tavolo alcune ipotesi di coprifuoco. Eh sì, perché siamo in una situazione economica emergenziale ed è necessario agire di conseguenza. Inutile dire chi ne pagherà le principali conseguenze: commercianti, baristi, imprenditori. Insomma, tutti i cittadini italiani. Delle responsabilità di una politica che, per anni, da destra a sinistra, ha incrementato la propria dipendenza da uno dei nemici geopolitici numero uno, la Russia, non vi è traccia. Neanche il pagamento di un caffè al bancone.
Tornando a noi, comunque, Draghi avrebbe proposto la chiusure dei negozi alle 19 e dei locali (bar, discoteche, pub, ristoranti) alle 23. Significa ripristinare un coprifuoco 2.0, così come lo avevamo vissuto durante il dilagare del Covid-19. Ma non finisce qui: è prevista anche la chiusura degli uffici pubblici alle 17.30, oltre ad una riduzione del riscaldamento a 19 gradi nei medesimi locali.
Lo Stato entra nelle nostre case
Vi sembra folle questa “strategia” dell’esecutivo? Tranquilli, il peggio deve ancora arrivare: Mario Draghi, insieme alla sua truppa di “competenti”, sta seriamente valutando la riduzione di almeno due gradi dei termosifoni delle case private. Esatto, lo Stato italiano si intrufola nelle nostre proprietà private, irrispettoso di qualsiasi principio liberale, assomigliando sempre più ad una struttura verticistica, burocratica, meccanicistica di stampo socialista.
Ovviamente, il termosifone riguarda la stagione invernale. Ed anche per l’estate, il governo sta adottando tutte le ipotesi possibili, fuorché possano essere minimamente liberali. A breve, potrebbe arrivare un limite all’uso dell’aria condizionata in casa fino a 27 gradi. Oltre ad un taglio dell’illuminazione, che potrebbe toccare in primo luogo gli esterni delle case private e condominiali.
Nonostante, solo pochi giorni fa, Eni abbia annunciato una nuova riduzione di un terzo dei volumi di gas forniti all’Italia da Gazprom, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, cerca di distendere gli animi e predicare la calma: “Per il momento, si mantiene uno stato di preallerta, necessario al monitoraggio costante dei flussi, senza alcun bisogno di misure emergenziali e di un passaggio allo stato di allerta”.
Insomma, da una parte, il ministro pare non voler creare un clima di eccessivo allarmismo. Dall’altra, però, pare che nelle stanze di Palazzo Chigi stiano circolando serie ipotesi di limitazioni, ai limiti del fantascientifico, che abbatterebbero ancor di più cittadini ed imprese, dopo il difficile, se non tragico, biennio pandemico. Forse, la possibile caduta di questo esecutivo non dovrebbe neanche essere accolta con malgrado.
Matteo Milanesi, 14 luglio 2022