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Gay, pedofili e le sconcertanti statistiche Istat: i dolori della Chiesa di Bergoglio

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Il Papa sfoga sul cibo, soprattutto sui dolci, le preoccupazioni di questi giorni e prega per rimanere sereno, come sussurra Sandro Mariotti, l’angelo custode di due metri che lo accudisce con dedizione infinita. Lo stesso aveva fatto con Ratzinger, dopo aver preso il posto di Paolo Gabriele, la gola profonda dei Palazzi Apostolici che aveva trafugato documenti top secret. Ma le storie di questi giorni ci riportano negli Stati Uniti. Il maggiordomo traditore, infatti, era stato messo accanto a Benedetto XVI dal cardinale James Michael Harvey, del quale fu prima cuoco privato e dal quale è ancora oggi protetto a San Paolo fuori le Mura, dove l’arciprete ha realizzato una reggia di tre piani. Harvey è considerato l’eminenza grigia delle nomine dei vescovi americani più discussi degli ultimi vent’anni nella sua qualità di rappresentante più autorevole dell’episcopato USA in Vaticano. Di questo parleranno lunedì 17, a Santa Marta, i cardinali statunitensi più influenti che hanno chiesto di conferire con il Papa. Domenica 16, però, con ogni probabilità saranno a pranzo da Harvey e magari sarà proprio Paolo Gabriele che forse cucinerà per loro o ascolterà le loro discussioni. Sarà un incontro drammatico vista la frattura tra l’episcopato americano e la Santa Sede.

Ma l’angoscia profonda di Bergoglio, come è stato per i suoi predecessori, riguarda tutta la Chiesa e non solo quella USA la più ostile al suo Magistero rivoluzionario ed innovatore. Chierici e cattolici di professione non ascoltano e, soprattutto, non obbediscono più al Santo Padre. È il risultato del frutto avvelenato dell’ecclesiologia, la dottrina concernente i caratteri fondamentali della Chiesa nati con il Concilio Vaticano II, che ha stabilito una sorta di equivalenza per cui “ciò che il Papa è per la Chiesa universale, il Vescovo è per la Chiesa locale”. Quindi, in una diocesi il Vescovo può fare quello ritiene e, fin quando la Chiesa non si doterà di un nuovo “livello intermedio di controllo” per monitorare costantemente ciò che avviene, una volta lo faceva il Sant’Uffizio, questo marasma continuerà in totale impunità. Le cronache degli ultimi mesi ci raccontano di Vescovi che violentano le suore (India), rubano le proprietà della Chiesa, continuano ad ordinare preti senza particolari studi, magari già cacciati da altri seminari, a cooptare religiosi gay per l’episcopato, a sopportare convivenze equivoche, salvo poi rinchiudersi in sdegnato silenzio quando questi fattacci arrivano sui media.

A pagare il conto del rancore di Monsignor Viganò non è solo il Papa, ma le migliaia di preti di base, che non hanno mai pensato alla carriera, che magari riescono miracolosamente a tenere vivo un oratorio e che non osano più neanche stringere la mano a un bambino perché vedono subito lo sguardo del sospetto negli occhi dei genitori. L’alleanza Chiesa-famiglia era un pilastro del cattolicesimo, ma ora sta crollando sotto i colpi di maglio dell’orbe mediatico.

Così, mentre si corre dietro alle malefatte dell’ultimo prete pedofilo o dell’ultimo Vescovo gay, le statistiche Istat dicono che il 62% delle ragazze italiane tra i 6 e i 18 anni non ha mai messo piede in Chiesa. E, delle donne di 18-50 anni, solo un 20% sono “aficionadas” (nel 2000 erano il 53%). Dalle proiezioni demografiche, tra 10 anni, dopo l’ultima messa, spegneremo per sempre la luce nella gran parte delle Chiese italiane ed anche in quelle europee. Chissà se Viganò e i suoi amici lo sanno. Fa bene Bergoglio a chiedere sempre di pregare per Lui.

Luigi Bisignani, Il Tempo 9 settembre 2018