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Gay pride, la Serie A scappa davanti agli arabi

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di Giancarlo Palombi

Coerènte, dal latino cohaerens. Il vocabolario Treccani è preciso nella definizione: “Participio presente di cohaerere essere strettamente unito”. Una bella parola. Si usa per significare “fedeltà ai propri principi”, conformità al proprio pensiero. Chissà se gli esperti in comunicazione della Lega Italiana di Serie A, tra un almanacco e una copia de Il Guerìn Sportivo, siano soliti conservare una copia del prezioso Treccani.

Il calcio, anzi il pallone, si sa è un “giuoco” e forse solo come tale deve essere inteso. E divulgato. Ma se la politica diventa una competizione, ecco che è il pallone si fa politica. E così la Lega Serie A decide di trasformare il proprio logo e adottare i colori arcobaleno, quelli del pride per i diritti Lgbt. Sì, lo fa con un po’ di ritardo rispetto al Barcellona, alla Juventus, al Bayern che avevano aderito alla protesta nata nei giorni scorsi quando la Uefa ha vietato di colorare d’arcobaleno lo stadio di Monaco di Baviera. Ma “meglio tardi che mai”, recita un vecchio detto.

La Lega ha pubblicato il logo con i nuovi colori nelle pagine Twitter in inglese e in spagnolo, oltre che in italiano, ma non lo ha utilizzato nel profilo in arabo. Probabilmente perché in alcuni paesi del mondo arabo l’omosessualità è reato. Un errore, considerato che se si fa una campagna in difesa dei diritti Lgbt si dovrebbe fare in modo completo. Coerente, come suggerisce l’amato Treccani. Mentre la Serie A ha deciso di scegliere una via di mezzo, considerando che la Supercoppa Italiana tra Inter e Juventus dovrebbe tenersi in Arabia Saudita. Sarà che poche parole dopo “coerenza”, nel nostro caro Treccani figura il termine “convenienza”. Dal latino convenientia: opportunità rispetto a determinate esigenze che s’impongono nella vita sociale.