Importanti novità dal Medio Oriente. È infatti arrivata l’apertura di Hamas a Donald Trump. L’alto funzionario del politburo del gruppo islamista Moussa Abu Marzouk ha spiegato ad al Arabiya che i miliziani non intendono necessariamente governare la Striscia di Gaza dopo che la guerra, iniziata con Israele il 7 ottobre 2023, sarà finita. Ma non solo. Abu Marzouk ha rimarcato che Hamas è consapevole che, in futuro, l’organismo di governo della Striscia avrà bisogno del sostegno sia regionale che internazionale, tra cui quello del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas.
La leadership del gruppo terrorista è “aperta al dialogo con tutte le parti tranne Israele” quando si tratta di formulare un piano per il futuro controllo della Striscia di Gaza. In particolare, sarebbe più che disposto a negoziare la composizione del governo di Gaza con gli Usa, qui arrivano gli elogi al nuovo presidente. Abu Marzouk ha infatti evidenziato di ritenere che Trump “sia un presidente serio” alla luce dell’accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi che lui e il suo inviato in Medio Oriente Steve Witkoff hanno contribuito a finalizzare. Parole importanti, soprattutto alla luce delle recenti critiche nei confronti del tycoon per le recenti proposte secondo cui l’enclave dovrebbe essere sgomberata e la sua popolazione trasferita in Giordania ed Egitto.
Dopo diciotto anni il gruppo terrorista potrebbe lasciare il controllo della Striscia di Gaza. Hamas aveva preso il controllo del territorio nel 2007 a seguito di uno scontro armato con Fatah. Secondo fonti interpellate dalla Dpa, in questa fase sta cercando di ottenere dai Paesi che hanno mediato l’accordo (Qatar, Egitto e Stati Uniti) garanzie sui diritti dei suoi dirigenti. I terroristi interpretano ancora un ruolo da protagonista a Gaza, come testimoniato lo scorso sabato nel corso del rilascio del secondo gruppo di ostaggi quando decine di suoi miliziani a volto coperto, armati e in uniforme sono comparsi in una piazza nel centro di Gaza City. Israele su Hamas è stata netta: non può continuare a governare Gaza. Il governo di Netanyahu non ha ancora presentato un proprio piano per il futuro della Striscia, mentre a dicembre Hamas ha annunciato di aver accettato una proposta del Cairo di istituire un organismo palestinese per amministrare l’enclave. Non è chiaro se lo Stato ebraico accetterà questo piano.
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Per quanto riguarda l’accordo con Israele, oggi Hamas ha consegnato allo Stato ebraico un elenco di 25 ostaggi vivi. Come confermato dalla Reuters, l’elenco con le informazioni sulle condizioni degli ostaggi sarebbe stata consegnata nella tarda serata di ieri. La lista non fornisce dettagli in merito allo status di ciascun individuo, ma include il numero complessivo dei prigionieri ancora in vita. Le autorità di Tel Aviv al momento non hanno confermato la morte di alcuni ostaggi, ma alcuni funzionari – in via confidenziale – hanno affermato che i numeri corrispondono alle informazioni di intelligence già in possesso di Israele.
Ricordiamo che ad oggi circa I 33 ostaggi saranno rilasciati nella prima fase del cessate il fuoco, prevista per sei settimane. Tra questi rientrano tutte le donne, comprese le soldatesse, i bambini e gli uomini di età superiore ai 50 anni. Come previsto dall’accordo firmato dalle due fazioni, Israele libererà tra 990 e 1.650 prigionieri e detenuti palestinesi. Le condizioni degli ostaggi liberati nei giorni scorsi non sono buone. La conferma è arrivata da un medico militare: il loro stato di salute è precario e il processo di recupero sarà lungo. Il dottor Ami Benov ha detto ai giornalisti che le sette giovani donne soffrono di una “leggera fame” e di carenze vitaminiche. Inoltre, le cure ricevute sono state piuttosto scarse: “Non sono in buona salute. Non stanno bene fisicamente”. Stesso discorso per la salute mentale, definita dal medico “molto complicata”.
Franco Lodige, 27 gennaio 2025
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