In tempo di guerra, si sa, la prudenza non è mai troppa. Soprattutto nel campo dell’informazione: prima di addossare le colpe per la strage all’ospedale battista Al-Ahli nella striscia di Gaza sarebbe stato consigliabile andarci coi piedi di piombo. Perché certi tragici fatti nel pieno di un conflitto possono diventare facilmente il “punto di non ritorno”. L’evento che cambia tutto. Con Israele “colpevole” del “massacro”, come paventato ieri da Hamas e dai gestori del nosocomio, l’operazione di terra per sradicare i terroristi diventerebbe quasi impossibile. Inimmaginabile agli occhi del mondo. Allo stesso modo, se Hamas ha davvero sparato un proprio missile poi caduto sul parcheggio dell’ospedale, è facile che questo alleggerisca le pressioni dei Paesi partner di Tel Aviv sul prosieguo del conflitto. Per dirla con le parole del ministro degli Esteri britannico, James Clevery: “Sbagliare su questa cosa metterebbe a rischio ancora più vite. Aspettare i fatti, riferirli in modo chiaro e accurato. È necessario mantenere il sangue freddo”. In ogni caso, non è detto che la verità serva davvero a qualcosa.
Le reazioni occidentali
Partiamo dai fatti. Ieri sera, alle 18.57 circa, si registra una forte esplosione nei pressi dell’ospedale di Gaza City, divenuto il rifugio per gli sfollati. Subito le autorità palestinesi puntano il dito contro i raid israeliani che colpiscono notte e giorno la Striscia. Iniziano a circolare le prime immagini e subito i media occidentali si buttano a capofitto sulla notizia: “Centinaia di morti uccisi da un raid israeliano a Gaza”, titola la Cnn. “Raid israeliano a Haza uccide 500 persone in un ospedale”, gli fa eco il Wall Street Journal. Eccetera eccetera eccetera.
Tutti precisano che a comunicarlo sono le autorità palestinesi, dunque una fonte tecnicamente di parte, ma pochi ci fanno caso e risultato è sotto gli occhi di tutti: dall’Ue alla Russia, dal mondo arabo a quello occidentale, iniziano le prese di distanza da Israele. Viziate forse da un certo pregiudizio nei confronti dell’esercito israeliano. Emmanuel Macron non cita Tel Aviv nel suo tweet, ma condanna “l’attacco contro l’ospedale” e ricorda che “niente può giustificare il fatto di prendere di mira i civili”. Chiede “piena luce” sui fatti, ma pare evidente come la pensi. Lo stesso fa Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, che si dice “sconvolto” e “inorridito” da quanto successo: “Gli ospedali e il personale medico sono protetti dal diritto internazionale”. Charles Michel, che per motivi ignoti è presidente del Consiglio Europeo, non ci ha pensato a definirla un’azione fuorilegge. Un po’ come Josep Borrell, convinto che “dobbiamo poter condannare sia gli attacchi terroristici contro Israele ma anche gli attacchi contro i civili palestinesi”. E poi ancora Justin Trudeau, Ursula von der Leyen e tanti altri ancora.
La versione di Israele sull’ospedale a Gaza
Poi arrivano le prove. O meglio: arrivano le prove fornite dall’esercito israeliano, secondo cui a colpire il parcheggio dell’ospedale (non la struttura) sarebbe stato un razzo della Jihad islamica palestinese sparato dal vicino cimitero. I dettagli li potete leggere qui, comprese alcune intercettazioni telefoniche. Ovviamente, anche questa è la versione di una delle parti in causa che Joe Biden, arrivato in Israele, ha in qualche modo avvalorato basandosi “su dati del Pentagono”. Potrebbero essere piste false o polpette avvelenate? Certo. Ma si aspettano le controprove di Hamas, che per il momento si è limitato a “dichiarare” unilateralmente la responsabilità israeliana ma senza evidenti pezze di appoggio.
Gli arabi e la Russia
Questo cambierà qualcosa? No, ovviamente. E lo dimostrano le reazioni del mondo arabo, della Cina e della Russia. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale parlando di “genocidio” e “catastrofe umanitaria” arrivando addirittura a cancellare l’incontro previsto per oggi con Biden. Lo stesso ha fatto il governo siriano in onore delle “vittime innocenti delle forze criminali sioniste”. In Cisgiordania sono scattate le proteste in piazza. L’Egitto ha condannato “l’attacco israeliano sull’ospedale di Gaza”, chiedendo alla comunità internazionale di fermare “ogni ulteriore violazione del diritto. E poi Erdogan (“è l’ultimo esempio della mancanza assoluta di valori umani di Israele”), la Giordania e l’Iran. Mezzo Medio Oriente ha proclamato tre giorni di lutto nazionale per le 471 vittime, compreso Erdogan in Turchia. E ovviamente Putin e Xi Jinping si sono accodati: i due si stanno incontrando proprio oggi a Pechino, non hanno mancato di dirsi “scioccati” e chiedono un “cessate il fuoco immediato”.
La verità sull’ospedale a Gaza
Intanto le intelligence occidentali sono al lavoro per ricostruire l’accaduto. Questa indagine difficilmente avrà effetti di alcun tipo sul mondo arabo: Hamas, Hezbollah e l’Iran finiranno comunque col considerare la versione israeliana un insieme di “fake news” a cui non credere. Per dirla con le parole del ministro Guido Crosetto, un evento del genere rischia di far superare quella sottile “linea di demarcazione tra la razionalità e la follia”. Il fronte caldo non è solo quello a Gaza: le tensioni si verificano in Libano, Cisgiordania, Siria. In Turchia, per dire, la polizia è già dovuta intervenire per impedire ai manifestanti di assaltare il consolato israeliano a Istanbul. E in Marocco ed Egitto le ambasciate di Tel Aviv sono state evacuate.
Chiarire cosa sia “davvero” successo, tuttavia, avrà un’importanza politica enorme soprattutto alle nostre latitudini. Washington condivide la versione israeliana, ma il dubbio che sia tutta colpa dell’aviazione di Tel Aviv è ormai stato instillato, in parte giustificato da alcuni errori del passato, e sarà difficile da scacciare. Le dichiarazioni odierne dei vertici dell’Ue dimostrano che l’Occidente sulle fatalità in guerra è più propenso a credere alla versioni ufficiali ucraine che a quelle israeliane. Eppure sono entrambi alleati.
Occorre però analizzare le opportunità di un simile attacco. Bombardare un ospedale a Gaza a poche ore dall’arrivo di Joe Biden sarebbe per Tel Aviv un clamoroso autogol e la cosa migliore per Teheran e Hamas. Un errore militare è ovviamente possibile, anche se l’Idf lo esclude, e si spera che le indagini possano chiarire il tutto. I jihadisti avrebbero potuto provocarla appositamente per far fallire il viaggio del presidente Usa e incrinare l’appoggio internazionale a Israele? Forse. Anche se sarebbe terribile. Resta più credibile la pista dell’errore dei miliziani palestinesi (un missile che fa cilecca), una tragedia rapidamente trasformabile in accuse contro il nemico. In fondo la guerra in Ucraina ci ha insegnato che tutti gli eserciti del mondo utilizzano più o meno le stesse tecniche di propaganda. Da una parte e dall’altra.
Giuseppe De Lorenzo, 18 ottobre 2023