Gender, il nuovo dogma contro la cultura occidentale

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gender libro meotti

Fino a qualche anno fa, l’idea che si nasce maschi o femmine, che i primi hanno cromosomi XY e le seconde XX, che la differenza sessuale è biologica e reale, che soltanto le donne possono dare alla luce un bambino era così ovvia da non meritare neanche di essere ribadita. Poi, in maniera inesorabile, ha iniziato a farsi strada una nuova teoria, quella del gender: il sesso “percepito” è diverso da quello biologico, e donna, uomo o “altro” si diventa, non si nasce.

Giulio Meotti, nel libro Gender. Il sesso degli angeli e l’oblio dell’Occidente racconta come questa teoria antiscientifica sta egemonizzando la scienza, fino a mettere in discussione non solo l’esistenza dei due sessi ma l’intera cultura occidentale: a partire dall’accademia e dalle scuole, fino all’intrattenimento e al sistema economico. Scrive Meotti: “Un giorno si studierà la società occidentale e ci si domanderà come abbiamo potuto lasciarla decadere fino a questo punto, solo perché temevamo di essere insultati e volevamo essere ‘inclusivi’, a tutti i costi e in ogni cosa.”

Chi dissente da questa ideologia sempre più pervasiva viene punito, licenziato e demonizzato, travolto da una forma di neoinquisizione, una dittatura del pensiero unico che mina i fondamenti della nostra civiltà. Perché se non possiamo più dire che esistono i maschi e le femmine, allora non possiamo più dire né pensare niente, e, allo stesso tempo, diveniamo capaci di credere a tutto. In fin dei conti è del sesso degli angeli che si discuteva tra i dotti di Costantinopoli mentre la città cadeva sotto i colpi dei turchi.

Nell’introduzione al libro, il grande intellettuale francese Richard Millet scrive: «Un nuovo spettro ha iniziato a infestare l’Occidente: il gender, emerso dal calderone degli studi di genere americani che stanno plasmando nuove norme sessuali e il discorso che le accompagna, pervertendo anche il genere grammaticale con una scrittura “inclusiva” […] Questo postumanesimo è un antiumanesimo, un allontanamento dall’umano, un divenire ibrido». La parola e quindi il pensiero sono infatti le prime vittime di questa prospettiva che si va imponendo in tutto il mondo occidentale. Non solo dire maschio e femmina è divenuto una sorta di tabù ma i nomi stessi che diamo alle cose declinati secondo il maschile e il femminile devono essere cambiati.

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Basta fare pochi esempi, tra i molti che si trovano in Gender: «Nel nuovo libretto di famiglia e nel codice di procedura civile in Francia un tempo campeggiavano in grassetto i termini ‘sposo o padre’ e ‘sposa o madre’. Nei nuovi libretti le parole ‘padre’, ‘madre’ sono state sostituite da ‘uno dei genitori’. La Cardiff Metropolitan University, una delle maggiori del Regno Unito, ha stilato una lista di trentaquattro parole che docenti e studenti sono invitati a non usare più, sostituendole con altre non ‘sessiste’ […] Chi in Inghilterra non ha sentito l’espressione ladies and gentlemen? Sui treni inglesi non sarà più possibile. Per essere più inclusivi hanno detto addio alla celebre formula […] Il Brighton and Sussex University Hospitals Nhs Trust è stato il primo in Inghilterra a usare ‘allattamento al torace’ anziché ‘allattamento al seno’ e ‘genitore che partorisce’ al posto di ‘madre’».

Le implicazioni di questo mutamento culturale non sono però solamente “linguistiche” perché entrano nella vita di tutti i giorni, nelle università che si piegano a questa logica fino a divenire la culla stessa di questa nuova ideologia che da lì si irraggia poi attraverso i suoi alunni (che diventano giornalisti, opinionisti, scrittori, filosofi, insegnanti, ecc.) a tutta la società. Scrive Meotti: «Guardando indietro di qualche decennio, si può dire che il dibattito sulla teoria del gender non era stato preso davvero sul serio. È stato spesso liquidato come una moda passeggera, una stravaganza, un sussurro culturale. Ora è diventato dogma e la libertà di pensiero e di espressione diminuisce man mano che si espande questo regno dell’irragionevolezza e dell’indottrinamento. È partito dalle accademie per arrivare al cuore pulsante della nostra società, con i suoi simboli, le sue aziende, le sue pubblicità, ossia con le immagini che ci mostrano ciò che vogliamo desiderare, ciò che vorremmo essere […] La sinistra aveva promesso di cambiare la società e ha fallito; ora si propone di cambiare l’uomo. Sopprimere la differenza sessuale con il pretesto che una differenza è una disuguaglianza è intraprendere la strada della costruzione di un nuovo essere umano, liberato dal suo sesso».

Liberilibri, 12 novembre 2023

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