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Genitori oggi in protesta: “Riportate i nostri figli a scuola”

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Maddalena Loy, organizzatrice della manifestazione Scuola in presenza, che vedrà la presenza di genitori, studenti e docenti per chiedere la riapertura immediata di tutte le scuole di ordine e grado, ci spiega cosa accadrà oggi in oltre 30 piazze italiane.

Erano un piccolo gruppo di genitori, sono diventati tantissimi: più di 40 mila, convogliati nella Rete Nazionale Scuola In Presenza, pronti a far sentire le voci dei loro figli ovunque per difenderne l’istruzione e la crescita. Oggi, domenica 21 marzo, si ritroveranno in molte piazze d’Italia – a Roma alle 15 in Piazza del Popolo, a Milano alle 16 in Piazza Duomo e, nelle stesse ore, in altre 34 città italiane – per chiedere che la scuola riapra al più presto.

La scuola deve riaprire, e non dovrà mai più essere chiusa, neanche in zona rossa, perché è SERVIZIO ESSENZIALE, e per tante altre ragioni. Innanzitutto perché le evidenze scientifiche dimostrano che a scuola ci si contagia di meno e gli studenti sono più tracciati, dunque il principio di precauzione va ribaltato: è più prudente da tutti i punti di vista tenerle aperte. In secondo luogo perché esiste nel nostro ordinamento giuridico un principio di proporzione che è stato profondamente sbilanciato a sfavore degli studenti italiani: i danni psicologici, culturali e sociali inflitti loro sono decisamente superiori al rischio contagio, e irreversibili, come hanno dimostrato le sentenze di diversi Tar regionali che hanno imposto ad alcuni Governatori di riaprirle. Chiudere oggi vuol dire ancora più disagi domani, non è una soluzione accettabile.

Infine, perché anche in pandemia c’è sempre un’opzione, una soluzione alternativa, e per la Scuola non è stata trovata. Ma il diritto all’istruzione è garantito dall’art.34 della nostra Costituzione, e chiuderle significa violarlo. La chiusura della scuola, dunque, non è una scelta obbligata ma una scelta politica, della quale il governo non si è neanche voluto far carico, scaricando sulle Regioni l’onere e la facoltà di chiudere. Tutto ciò mentre le scuole europee restano aperte. L’Ile de France sta affrontando un durissimo lockdown, ma le scuole sono rimaste sempre aperte; in Italia i ragazzi campani sono andati a scuola, in un anno solare e quasi due anni scolastici, per meno di 30 giorni complessivi.

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