Il Demanio è al centro di polemiche feroci anche con il Quirinale, il Mef e il ministero della Giustizia: con il Colle per la ristrutturazione di un immobile in via della Dataria che gli uffici del segretario generale Ugo Zampetti hanno secretato, circostanza bocciata in nome della trasparenza dall’ex capo dell’Anac Raffaele Cantone; con il Mef per la polemica scoppiata con i fondi immobiliari per la scadenza degli affitti di oltre 500 immobili pubblici di gran pregio, questione su cui i direttori generali Paolo Puglisi e Filippo Giansante hanno investito il ministro Daniele Franco. Ma è sui cosiddetti poli giudiziari, a partire da quello di Bari dove Alessandra Dal Verme ha rimosso il direttore centrale delle gare Massimo Gambardella, che il conflitto di interesse tra Gentiloni e la cognata rischia di far saltare una cospicua quota del Recovery plan destinata all’Italia.
Un gran pasticcio per il quale la Dal Verme, che sta attribuendo una serie di incarichi di struttura senza alcuna selezione pubblica tanto da aver attirato l’attenzione della Corte dei conti, punta molto sulla collaborazione di una vecchia gloria di Palazzo Chigi ai tempi di Renzi, l’indefessa vigilessa Antonella Manzione che ha fatto carriera e ha ormai ben tre cappelli: contestata Consigliera di Stato, capo Ufficio legislativo della Ministra Bonetti e ora pure di casa al Demanio. Basterà la vigilessa ad allontanare da Gentiloni i fantasmi del passato, il conflitto di interessi e farlo volare al Quirinale? Con un discendente del famoso patto Gentiloni del 1914, tra i liberali di Giovanni Giolitti e l’Unione Elettorale Cattolica Italiana, mai mettere limiti alla provvidenza.
Luigi Bisignani per Il Tempo 31 ottobre 2021