Non è molto elegante autocitarsi, ma come insegna Nietzsche le considerazioni inattuali sono portatrici di verità. Tempo fa su questo sito avevamo parlato di come l’estrema destra in Francia abbia ritrovato prosperità negli ultimi anni, ponendosi quale unico argine all’immigrazione incontrollata e al caos che dilaga nel Paese. Ora, questa stessa realtà si manifesta in Germania.
I recenti sondaggi danno il partito politico nazionalista di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD) al 24% dei consensi nella nazione, dato che ne fa il secondo partito per consenso in Germania. Le proteste a Berlino degli ultimi giorni segnano l’inquietudine di un popolo che ha in orrore il suo passato e che conosce bene i suoi demoni. Quello stesso popolo, un tempo il più ricco d’Europa, che ora si trova smarrito, impoverito a causa della deflazione secolare (causata dalle loro stesse politiche rigoriste) e impaurito da un’immigrazione senza freni.
Di nuovo l’immigrazione. Il segno del fallimento delle politiche globaliste. La ferita sempre aperta che gronda sangue e che nessuno ha cuore di rimarginare. La grande malattia della vecchia Europa.
La paura in Germania ha un potere assai più sinistro che in Francia. E nella paura, che è sempre paura dell’ignoto e del diverso, ci si affida a chi promette di spazzarla via con un ritrovato nazionalismo. Se una Germania prospera è una presenza scomoda, una Germania ferita è un tremendo pericolo, poiché il popolo tedesco concepisce il potere come dominio. È nei momenti di disgregazione che i tedeschi evocano i demoni più terribili.
I consensi di AfD si raccolgono nei Länder dell’est, quelli più impoveriti e dove il razzismo prospera a causa di politiche migratorie scellerate. Dall’altra parte, sono i coltivatori a protestare contro le folli scelte europee, dal sapore un po’ sovietico invero, che porteranno alla progressiva distruzione dell’agricoltura. Il passo successivo sarà vedere per la strada i disoccupati delle fabbriche di autovetture riconvertite all’elettrico green.
Ora che l’asse energetico con la Russia che garantiva flussi di gas a basso costo si è rotto e quello industriale e di esportazione con la Cina si va indebolendo a causa del crollo del mercato interno di quest’ultima, la potenza economia tedesca vede il suo primato disgregarsi. La società civile si incattivisce, la rabbia monta e con essa l’angoscia.
Di questa si nutrono le forze eversive come ci ricorda sempre Franz Neumann.
Sembra di essere tornati nella Repubblica di Weimar, preludio a molti dei più terribili drammi del secolo scorso. I tedeschi se lo ricordano ma il tempo stringe. Potrebbe essere già tardi.
Francesco Teodori, 23 gennaio 2023
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