Il caso di Catania

“Già fuggiti i tunisini liberati”. Ed è bufera su Apostolico

Ai quattro migranti negato l’asilo, ma pare siano irreperibili. Lega in tackle: “Qualora commettessero dei reati, di chi sarebbe la responsabilità?”

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apostolico migranti in fuga

È scesa in campo per i migranti – in tutti i sensi – ora iniziano a intravedersi i frutti del suo lavoro. La giudice Iolanda Apostolico è da giorni nella bufera per i video sulla sua partecipazione a una manifestazione anti-Salvini dell’estrema sinistra, sia per aver sconfessato il decreto Cutro, rimettendo in libertà quattro migranti. Non paga, la toga rossa ha replicato le gesta con altri quattro trattenimenti non convalidati. Ed ecco i risultati: alcuni dei clandestini rimessi in libertà si sono già resi irreperibili. In altri termini, non li vedremo mai più.

Per approfondire:

“Qualora commettessero dei reati, di chi sarebbe la responsabilità?”, la denuncia della Lega. Un quesito più che comprensibile, considerate le azioni della magistrata affezionata alle ong. I migranti rimessi in libertà dall’ordinanza di Apostolico del 29 settembre nelle scorse ore si sono visti rifiutare la loro richiesta di protezione internazionale. Certificato il mancato diritto d’asilo, per loro si sarebbero aperte le porte del rimpatrio. Ma il problema è sorto immediatamente: gli stranieri sono scomparsi da Pozzallo. Non è tardata ad arrivare la più che giustificata stoccata da fonti di maggioranza: “Se il tribunale di Catania si fosse limitato ad applicarlo convalidando il loro fermo, tutto questo non sarebbe successo. E quei migranti irregolari oggi verrebbero rimpatriati in Tunisia”.

Al governo non resta che presentare ricorso contro il nuovo provvedimento del Tribunale di Catania a firma Apostolico, senza dimenticare che la giudice è stata imitata da un altro magistrato, ossia da Rosario Cupri. In attesa degli esiti dell’impugnativa, impossibile non porre l’accento sui possibili rischi legati ai provvedimenti della toga rossa: quattro migranti a spasso per la Sicilia (forse) anziché in viaggio per la madrepatria. Ma il pericolo è anche un altro: assistere ancora una volta a una sentenza che permette a qualche clandestino di tornare in circolazione senza averne il diritto.

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