Rassegna Stampa del Cameo

Gilet gialli, in quelle devastazioni c’è “puzza di bruciato”…

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Confesso che come analista sono stato gabbato dai miei conoscenti parigini, molti dei quali appartenenti alle élite della Francia più tradizionale, direi para massonica, se solo lo si potesse dire. La loro sicurezza, al limite della strafottenza verso la realtà, mi avevano convinto che Emmanuel Macron sarebbe riuscito, in breve tempo, a riprendere in mano la situazione dei gilet gialli. Quando nel fine settimana scorso ho visto che la quasi totalità dei gilet gialli avevano dato alla polizia i loro documenti per poter entrare nella zona centrale vietata, e hanno sfilato tranquillamente, come in Italia sanno fare solo gli alpini, mentre alcune migliaia di casseurs devastavano la zona adiacente all’Arco di Trionfo, da un lato ho sentito puzza di bruciato, dall’altro una sensazione che forse avrebbero vinto i giusti. Le tv vengono tutte dirottate sui luoghi degli scontri con i casseurs, e questo ci sta eccome, ma ho trovato imbarazzante il silenzio (e rare immagini) sulla loro grande manifestazione pacifica. Un caso di fake truth? Ho sempre considerato Macron non solo un bonapartista della mutua ma, politicamente, un poveretto. Ora anche i francesi lo certificano, è precipitato ai livelli di François Hollande, ma nessuno sa quando la sua caduta si fermerà.

È noto che i vandali, siano essi casseurs, black bloc, centri sociali (ogni paese ha i suoi criminali para politici), molto spesso, lavorano per il governo in carica, fanno diventare violenti, additati quindi al pubblico ludibrio, anche quelli che hanno sfilato tranquillamente per ragioni nobili. Per fortuna, i sondaggi sono venuti in aiuto nostro e pure di Emmanuel Macron. Quando ha capito che i francesi non erano caduti nella trappola dei casseurs e per oltre il 70% erano a favore dei gilet gialli, ha gettato la spugna e sotterrato per sempre, mi auguro, l’applicazione di una carbon tax sul gasolio a carico dei poveracci.

Gli avranno spiegato che i possessori di diesel di seconda e terza mano, per mancanza di mezzi pubblici, devono usare l’auto per andare a lavorare (la Giovanna d’Arco della “rivolta”, Jacline Mouraud, è una donna che più “comune” non si può, e guadagna 800 € al mese) avrebbero pagato le spese perché quelli della gauche al kérosène (carburante per aerei, privati e no) possano comprarsi la Tesla (fingendo che la “ricarica” sia fatta da “sole e vento” e non da schifezze di carbone e petrolio, inquinando tutto ciò che è fuori dalla loro ZTL). E poi arriveranno gli studenti, poi i contadini, e poi non sappiamo chi. Spero, per lui, che la moratoria di sei mesi non sia la classica furbata dell’ex banchiere d’affari, che allora sì unirebbe la destra di Marine Le Pen e la sinistra di Jan-Luc Mélenchon, dando origine a un innesco che nessuna sa dove porterebbe.

Invece di affidarci ai Nobel dell’economia per fare previsioni, fermi come sono alle solite teorie che si rivelano sempre più fruste ma che loro ripetono come un mantra, dobbiamo capire che in un’epoca di caos generalizzato come questa, ci vogliono poeti, scrittori non di regime (non certo quelli che dominano i talk, dalle vendite mostruose perché pilotate da un’oscena distribuzione). Scrittori sgradevoli come Michel Houllebecq che, in tempi non sospetti (prima del fenomeno markettaro di Macron) sanno entrare nel profondo dell’animo umano, che colgono le “nevrosi” nascoste dei cittadini comuni, così diverse dalle “nevrosi solari” della gauche al kérosène.

Mario Sechi su List, con felice intuizione, ha recuperato da scaffali polverosi un libro di Émile Zola, Il ventre di Parigi che racconta l’infinita lotta fra il ricco e il povero proprio a Les Halles “… un gigantesco ventre di metallo, inchiavardato, saldato, fatto di legno, vetro e ferro.” Invece di perder tempo con il sempre più banale Bernard Henry-Levi rileggiamoci il filosofo Jean-Claude Michéa, fattosi contadino fra i contadini per conoscere meglio l’impatto devastante dell’Europa sulle grandi e grasse pianure di Francia.

Come scrivo da tempo i “nodi stanno arrivando al pettine”, anzi ultimamente mi pare che il pettine si sia stufato e stia andando verso i nodi. Un modesto suggerimento alla classe dominante europea ed italiana: tornate umani.

Riccardo Ruggeri, 5 dicembre 2018