La condanna "mite"

Gioielliere condannato, il giudice getta la maschera: “La sentenza è un monito”

Il magistrato rivendica il carattere “politico” dell’esito del processo a Merio Roggero. E poi dicono che gli italiani non si fidano delle toghe…

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gioielliere condannato

Uno si sforzava di non pensar male. Solo che, come disse un personaggio illustre, a pensare male quasi sempre ci si azzecca. Non volevamo credere che la dura condanna di Mario Roggero, il gioielliere che freddò due rapinatori, ferendone un terzo, a Grinzane Cavour (Cuneo), avesse anche una valenza politica. A togliere ogni dubbio ci ha pensato il capo della Procura di Asti, Biagio Mazzeo.

Il magistrato ha sentito il bisogno di farsi intervistare dalla Stampa, con la quale ha ammesso che sì, la sentenza contro Roggero rappresenta anche un monito. A chi? A chi pensa che la difesa sia sempre legittima. Ossia, a chi presta ascolto ai politici – leghisti, beninteso – che hanno ripetuto una frase “decontestualizzata” e diventata alla fine “inquietante”.
Il giudice è “esperto della materia”, nonché sostenitore del diritto dei cittadini “di possedere pistole e fucili”. Ma è anche insofferente alle dichiarazioni di Matteo Salvini, che ha espresso solidarietà nei confronti del commerciante: “I politici possono dire ciò che vogliono”, fortunatamente, senza il permesso di una toga, “ma credo si debba fare molta attenzione alle conseguenze delle proprie affermazioni”. La tesi è chiara: i rappresentanti del Carroccio, quelli che fanno del tema della sicurezza una delle loro bandiere, sarebbero colpevoli di aver indotto falsamente la gente a credere che in Italia è lecito giustiziare i criminali. Di qui, l’esemplarità della condanna: colpire uno per educarne cento, indotti in confusione da Salvini & compagnia.

A essere sinceri, per strada non si vedono cittadini incensurati con l’arma in fondina. Non si vedono – per rispondere all’indignato Gianrico Carofiglio, altro ex magistrato – dei Charles Bronson che aspettano solo di incappare nel delinquente da punire. Non c’è, in parole povere, un’emergenza giustizieri.

Mazzeo critica, comunque, le varie riforme della normativa, approvate “sull’onda dell’emotività, di fronte a fatti di cronaca. Un modo di procedere sbagliato”. Però nella piena disponibilità dei rappresentanti eletti, i quali, in Parlamento, sono tenuti a portare avanti il programma in base al quale sono stati votati. Incluso il tentativo di rendere meno stridente con il senso comune la disciplina della legittima difesa. Proprio per evitare che gente come il gioielliere piemontese – un uomo che ha sbagliato e, inevitabilmente, è stato condannato – si ritrovasse a dover pure ringraziare chi gli ha comminato una pena, tutto sommato, “mite” – è così che ha definito i 17 anni di galera il procuratore capo. E i 480mila euro di risarcimento agli eredi dei malviventi? Manco fossero caduti in cantiere o in fabbrica?

Recenti sondaggi confermano che gli italiani nutrono una profonda sfiducia nei confronti della magistratura. Dubitano della sua imparzialità. Nutrono perplessità sulla sua correttezza e sulla sua scrupolosità. A leggere certe interviste, capiamo perché.

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