Il mio amico Tia, un ragazzo italiano che ha tanta voglia di fare e che tanto fa, ha deciso di prendersi una pausa. Così si fa. Non è una questione di poterselo permettere, è questione di volerlo. Quindici giorni solo lui, un paio di colleghi di avventura e la traversata atlantica in mare. In questo diario ci regala le sue sensazioni. Non siamo con lui in barca, ma ogni giorno è un po’ come se lo fossimo.
Giorno 4 – Sestante
L’atmosfera è più tesa del solito quando io e Lucas saliamo sul flybridge per il nostro turno di guardia. La coppia che ci precede, marito e moglie, ha lo sguardo inquieto. Non è un buon segno. Ma è la presenza del comandante a rendere tutto ancora più strano. Non dovrebbe essere qui: il suo turno inizia alle sei, subito dopo il nostro. Se è stato strappato dal sonno, significa che qualcosa di grave sta accadendo. Nessuno oserebbe disturbare il comandante senza un valido motivo.
La spiegazione non tarda ad arrivare: l’elettronica della barca è completamente fuori uso. Tutti gli strumenti di navigazione si sono spenti di colpo. AIS, pilota automatico, radar, silenzio assoluto. Nulla si riaccende. La barca ora deve essere guidata a mano, come facevano gli antichi navigatori, seguendo la bussola, le stelle e, se necessario, un sestante. Ma siamo nel 2024, l’America è già stata scoperta, e navigare così, in balia degli elementi, ha il sapore amaro di un ritorno forzato a un passato che nessuno di noi ha scelto, né tanto meno desiderato.
Fred scende sottocoperta per esaminare il quadro elettrico, una giungla di cavi e connessioni. Su queste barche moderne ci sono più chilometri di fili elettrici che di cima in dyneema per le vele. Lui, come il resto dell’equipaggio, è molto più che un marinaio esperto: è elettricista, meccanico, persino un po’ inventore. Provo ammirazione, io, che a casa fatico persino a cambiare una lampadina. Dopo una ventina di minuti, Fred risale in coperta con un’aria soddisfatta. E ne ha motivo: l’elettronica della barca si è finalmente riaccesa. Uno dopo l’altro, gli strumenti tornano operativi. Riavviamo il pilota automatico, l’AIS, e ci lasciamo alle spalle il breve assaggio di navigazione “antica”, tornando alla “normalità” del 2024.
Il resto dell’equipaggio torna a letto, e io e Lucas rimaniamo sul flybridge a terminare il nostro turno di guardia, finalmente più sereni. Del resto, chi di noi ha mai visto un sestante?
Alle prime luci dell’alba, ci avviamo verso la nostra cabina, stanchi ma sollevati. Prima di concedermi un po’ di riposo, però, faccio una deviazione: rimetto in mare l’esca della nostra canna da pesca. Voglio la mia rivincita.
Il resto dell’equipaggio è francese, Lucas compreso. Sono l’unico italiano a bordo. Arriva la temuta ora del pranzo. Quando cucinano loro, diciamo che… è complicato ingrassare.
L’eccellenza gastronomica sarà anche francese, ma qui a bordo di “chef étoilé” non se ne vedono. La cucina francese passa dall’essere tra le più raffinate al mondo a proposte come la pasta con il ketchup (esagero, ma neanche tanto). Le vie di mezzo, in Francia, sembrano non esistere. Ci ho vissuto per quindici anni, ci sono cresciuto, e sono anni che mi chiedo come sia possibile che tra Ventimiglia e Mentone, con le stesse macchine e gli stessi chicchi, il caffè diventi imbevibile.
La nostra cucina sarà forse meno elaborata, ma resta, senza dubbio, per me, la più buona al mondo.
Oggi i miei compagni transalpini propongono di riscaldare un piatto avanzato: una sorta di hachis Parmentier, ma con il pesce al posto della carne, preparato il giorno prima. Io alzo la mano e propongo una pasta alla Norma. Grazie al cielo, mi fanno fiducia, forse anche per i risultati, modestamente buoni, ottenuti nei giorni scorsi. Tutti accettano, tranne una, che per patriottismo o per non rischiare di ingrassare, preferisce riscaldarsi il pesce.
Non c’è partita: Italia 1, Francia 0.
Battere in nostri cugini francesi, in qualsiasi ambito sia, rimane sempre una bella soddisfazione.
Stranamente, oggi, il mio avversario non si è fatto vivo. Il mulinello è rimasto silenzioso, niente ha annunciato l’inizio della seconda ripresa. L’incontro è stato rimandato. Una cosa è certa: quando sarà, mi presenterò con la t-shirt al contrario.
Per l’ora del tramonto ci spostiamo come sempre a prua. Oggi è particolarmente suggestivo, il Sole scende lentamente, sembra quasi appoggiarsi sul mare prima di salutarci, lasciando che la Luna inizi il suo turno di guardia sopra di noi.