Reportage

Giorno 9 – Siamo nel cuore di un temporale

il diario di Tia

Il cielo ha smesso di farci doni.

Quando iniziamo il nostro turno di guardia, la situazione non è affatto tranquilla. Le sonde che misurano il vento, collegate al pilota automatico, hanno smesso di funzionare. Non conosciamo con esattezza l’intensità del vento e, come se non bastasse,
siamo circondati da scrosci di pioggia.

Navighiamo con il genoa e la randa ridotta con due terzaroli, gli occhi fissi sul radar meteo, la nostra unica guida nell’oscurità.

Con le prime luci dell’alba, il cielo si illumina timidamente e scopriamo di essere intrappolati tra due temporali, uno a ovest e uno a est. Il radar conferma ciò che temevamo: le nuvole sono cariche di pioggia e, probabilmente, nascondono raffiche di vento violente e instabili. Monitoriamo con attenzione il fronte nuvoloso a ovest, quello più vicino, che incombe a prua. Lucas, con calma, mi rassicura: “Va più veloce di noi. Lo lasceremo a babordo.”

E così è.

Dopo una ventina di minuti, il temporale ci sfiora, passandoci accanto come un gigante distratto. Possiamo cedere il posto a Fred e andare finalmente in cabina per riposare.

Giorno 9

Quando ci svegliamo, il cielo è ancora minaccioso. Il fronte temporalesco a est, che inizialmente sembrava lontano, ci sta raggiungendo. Lo vediamo avanzare con passo inesorabile, le sue tende d’acqua si avvicinano sempre di più. In pochi minuti il cielo si oscura, inghiottendo ogni traccia di luce: sembra notte. Le raffiche di vento aumentano, sempre più potenti. Ammainiamo il genoa e issiamo la trinchetta. Siamo nel cuore del temporale.

La pioggia ci colpisce di traverso, come funi lanciate dal cielo. Il vento, impetuoso, schiaccia le onde. Non ci resta che resistere, aspettare che passi. Le vele tengono bene, nonostante tutto, e anche senza misurazioni precise stimiamo raffiche attorno ai 40 nodi. C’è almeno un lato positivo: la velocità. Voliamo sull’acqua a 11,5 nodi. Dopo quaranta minuti, finalmente, la nuvola – una sorta di “nuvola Fantozziana” che però non fa ridere affatto – si dissolve. Il cielo si schiarisce, riportando un po’ di serenità.

Le onde oggi sono più alte rispetto ai giorni precedenti, tra i 4 e i 5 metri,

ma finalmente è tornata l’onda lunga. Ordinata, regolare, ci spinge dolcemente da poppa. Con decisione e forza, solleva le nostre 80 tonnellate come fossero un foglio di carta. Ci sospinge, ci accompagna verso la nostra meta, quasi fosse il mare stesso a indicarci la strada, o forse a sussurrarci che è stanco di averci come ospiti.

È l’ultimo sprint.

Ci mancano 580 miglia all’arrivo. Se riusciamo a mantenere questa andatura, tra tre giorni, al tramonto, potremo finalmente vedere la terraferma. Le previsioni parlano di un aliseo stabile e deciso, che ci darà la spinta necessaria fino alla fine. Abbiamo superato il 47° meridiano e fatto l’ultimo cambio d’ora: ora siamo a 5 ore indietro rispetto all’Italia.

Questi ultimi due giorni sono stati intensi, e la stanchezza inizia a farsi sentire. Mi sento debole, mangio poco e restare in piedi è un’impresa. Forse, alla fine, il mal di mare ha avuto la meglio su di me.

Ora ho bisogno di riposare. Devo recuperare le forze per affrontare al meglio questo tratto finale del viaggio. La meta è vicina.