Cronaca

Giovanna Pedretti e gli sciacalli

La drammatica vicenda della povera Giovanna Pedretti, ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano ritrovata senza vita nelle acque del Lambro, chiama direttamente in causa il senso di responsabilità di chi opera, a qualsiasi livello, nel mondo caotico dell’informazione. Un mondo nel quale, è doveroso sottolinearlo, si riscontra una altissima aliquota di cinici sciacalli, pronti a strumentalizzare qualsiasi vicenda umana pur di ottenerne in cambio un ritorno i  termini di ascolti e di visibilità.

Così come nel caso in oggetto, troppo spesso si utilizza il feticcio della verità come un mezzo per massacrare i poveri cristi di turno i quali, loro malgrado, sono finiti sulla graticola dell’informazione di massa. In tal modo, questi personaggi con pochi scrupoli, che nel tempo si sono fatti un seguito di odiatori a tempo pieno, scatenano la furia virtuale di chi non aspetta altro che sfogare la propria rabbia contro il capro espiatorio di turno, ripetendo una ancestrale forma di sacrificio umano a mezzo stampa.

Questo meccanismo, si ricorderà, è stato più volte reiterato durante gli anni bui della pandemia di Covid-19, allorché i nemici di turno da ostracizzare e chiudere un casa come topi – secondo una “brillante” definizione usata da un noto virologo italiano – erano, di volta in volta, i podisti che sfidavano le chiusure, i padroni dei cani che si allontanavano da casa oltre i metri consentiti, quelli che non indossavano correttamente la mascherina e, su tutti, i “traditori della Patria” ostinatamente renitenti al vaccino, di fatto obbligatorio per tutto attraverso l’orrendo lasciapassare sanitario.

Ora, tornando a bomba, c’è un aspetto della tragica vicenda che non mi sembra sia stato posto abbastanza in risalto. Mi riferisco all’intervento dei Carabinieri, i quali la sera precedente alla sua tragica fine l’avevano convocata in caserma per essere sentita in merito alla presunta recensione omofoba rilasciata da un un cliente della sua pizzeria. Un atto sostanzialmente dovuto da parte delle forze dell’ordine, in quanto era esploso un vero e proprio caso mediatico nazionale, le quali stavano indagando in merito alla possibilità che nella recensione si prefigurasse il reato di istigazione all’odio.

A questo punto, vero – come sembra che abbia dichiarato la sfortunata ristoratrice ai carabinieri – o falso che sia stato il post della discordia, quest’ultima si sarà sentita praticamente quasi braccata, dovendo sopportare l’effetto congiunto di una indagine appena aperta e, soprattutto, il peso di una crescente pressione mediatica che una persona comune non è assolutamente attrezzata a sopportare. Pertanto, a mio modesto parere, tutto ciò, unito al timore di subire una sorta di stigma sociale da parte dei propri concittadini, ha creato il micidiale combinato disposto che ha determinato l’eventuale insano gesto.

Ebbene, è qui che entra in campo il summenzionato senso di responsabilità, in questo caso la sua totale mancanza in chi ha gettato in pasto alle belve virtuali la povera Giovanna Pedretti. Infatti, per comprendere il mio ragionamento, è necessario porsi una domanda decisiva: senza l’intervento dell’influencer Selvaggia Lucarelli e del suo fidanzato, lo chef Lorenzo Biagiarelli, si sarebbe scatenato il putiferio mediatico sfociato, successivamente, in una indagine dei Carabinieri di Lodi?

Rispondendo in modo affermativo a questa domanda, si dovrebbe sostenere il fatto, totalmente assurdo, che ogni giorno vengono aperte migliaia e migliaia di indagini a fronte di post pubblicati sui social in cui si colga il sospetto di un incitamento all’odio di qualsiasi genere. È quindi ovvio che in questo caso il nesso causale è chiarissimo, anche se è altrettanto ovvio che né la Lucarelli e né il suo compagno potevano prevedere ciò che è poi effettivamente accaduto.

Ma è proprio questo il punto. Dal momento che non è possibile prevedere gli effetti di una campagna di stampa, in particolare se indirizzata contro persone comuni, non ci dovrebbe muovere come il classico elefante nella cristalleria. Anche perché, un conto è prendersela con una Chiara Ferragni straricca e abituata a vivere sotto i riflettori dei media, un altro è mettere alla gogna una modesta artigiana, sempre in ansia tra le tasse da pagare e i conti della giornata che spesso tornano. E se per avventura la signora Pedretti avesse utilizzato un piccolo escamotage virtuale per aumentare di qualche decina di euro il suo fatturato, non era assolutamente il caso di farlo diventare il fatto di cronaca del momento.

In questo senso credo che persino uno spietato inquisitore come il celebre Bernardo Gui avrebbe forse chiuso un occhio di fronte all’eventuale, ripeto, eventuale marachella della compianta Giovanna Pedretti.

Claudio Romiti, 17 gennaio 2024