Sembra ormai essere questione di ore. Giovanni Toti già in giornata potrebbe formalizzare le dimissioni da presidente della Regione Liguria. Dopo 80 giorni di arresti domiciliari, il governatore sembra aver ormai maturato la scelta di lasciare l’incarico. La doppia ordinanza di misura cautelare, il ruolo politico snaturato in questi mesi e il vuoto che si è creato attorno alla sua figura lo hanno portato a quella che sembra essere una scelta obbligata.
A pesare è stato soprattutto il mancato sostegno politico a una battaglia che Toti si è trovato fin dall’inizio a combattere da solo. Mentre la sinistra convocava manifestazioni di piazza a sostegno dell’operato della magistratura, il centrodestra non è riuscito a colmare quel vuoto garantista che tutti, Toti in primis, si sarebbero aspettati. Senza il passo indietro che ora potrebbe restituirgli la libertà, sarebbe stato troppo alto il rischio di andare a processo restando ai domiciliari per un tempo molto più lungo.
Su questo sito abbiamo più volte lodato la strenua resistenza del presidente a rassegnare le dimissioni, a non cedere all’unica strada prospettata fin dall’inizio dalla procura di Genova: se ti dimetti, torni ad essere un uomo libero. Ci siamo sempre schierati contro questo “ricatto”, consapevoli che Giovanni Toti non stesse combattendo solo per se stesso ma per un principio che vale per tutti. Un principio che la politica non è riuscita a cogliere, ad intestarsi. Quello che è accaduto oggi a Toti potrà accadere a chiunque domani. Ma dopo 80 giorni chiuso nella villa di Ameglia a studiare le 9mila pagine dell’indagine, Toti sembra essere arrivato a una conclusione. E noi non possiamo, anche in questo caso, che stare dalla sua parte. Una volta presentate le dimissioni, l’avvocato dovrà fare subito istanza di revoca della misura cautelare al gip.
Questione di giorni e a quel punto l’ex governatore potrà varcare la soglia di casa e tornare a fare tutto ciò che non gli è stato permesso di fare in questi lunghi 80 giorni. Non è una resa, è la voglia di libertà.
Marco Baronti, 26 luglio 2024
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