Dall’Asvis al Mims. La “s” finale è una delle recenti caratteristiche di Enrico Giovannini. Avesse scoperto prima il “mood” imprescindibile della sostenibilità – la “s” citata indica proprio l’aggettivo “sostenibile”, sia nella Fondazione promossa da Unipol, sia nella recente ridenominazione del Ministero delle Infrastrutture – avremmo potuto trovare anche un Ocses (dove è stato capostatistico) e un Istats (dove è stato presidente). E magari un ministero del Lavoros (nel Governo Letta).
Un tecnico “multi-competenza”
Scherzi a parte, il professor Giovannini ha prestato al Paese le sue competenze da economista-statistico sotto le spoglie del “tecnico”, anche se la molteplicità dei suoi incarichi (dal ministero del Lavoro a quello delle Infrastrutture è difficile individuare un “fil rouge” di competenze tecniche) dovrebbe ormai collocarlo nell’area dei politici, ormai di lungo corso. Un politico mai passato dalle prove elettorali, né dalle esplicite affiliazioni di movimenti o partiti. Di certo mai tenero con il centrodestra – da presidente Istat non mancò occasione di contestare le scelte del Governo Berlusconi – e molto coccolato dal centrosinistra. Cooptato sempre. Dal Colle, ai tempi di Napolitano – nel 2013 l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo nominò tra i “saggi” con il compito di indicare le priorità per uscire dalla crisi economica e istituzionale – e pure di Mattarella: fece parte anche della commissione Colao lo scorso anno.
Un tecnico “multi-competenza” che ormai si identifica con la politica senza consenso elettorale. Forse per questo ha finito per enfatizzare il ruolo del “dibattito pubblico”, istituendo una Commissione Nazionale sul Dibattito Pubblico (CNDP). “Le trasformazioni in atto nel nostro Paese ci impongono di restituire un ruolo da protagonista ai cittadini. Il dibattito pubblico – ha dichiarato – aiuterà le Istituzioni a decidere meglio gli investimenti e anche più rapidamente di quanto accaduto finora”.