Giovannini abbatte il ponte sullo Stretto

8.1k 16
generica_porro_1200_3

Dall’Asvis al Mims. La “s” finale è una delle recenti caratteristiche di Enrico Giovannini. Avesse scoperto prima il “mood” imprescindibile della sostenibilità – la “s” citata indica proprio l’aggettivo “sostenibile”, sia nella Fondazione promossa da Unipol, sia nella recente ridenominazione del Ministero delle Infrastrutture – avremmo potuto trovare anche un Ocses (dove è stato capostatistico) e un Istats (dove è stato presidente). E magari un ministero del Lavoros (nel Governo Letta).

Un tecnico “multi-competenza”

Scherzi a parte, il professor Giovannini ha prestato al Paese le sue competenze da economista-statistico sotto le spoglie del “tecnico”, anche se la molteplicità dei suoi incarichi (dal ministero del Lavoro a quello delle Infrastrutture è difficile individuare un “fil rouge” di competenze tecniche) dovrebbe ormai collocarlo nell’area dei politici, ormai di lungo corso. Un politico mai passato dalle prove elettorali, né dalle esplicite affiliazioni di movimenti o partiti. Di certo mai tenero con il centrodestra – da presidente Istat non mancò occasione di contestare le scelte del Governo Berlusconi – e molto coccolato dal centrosinistra. Cooptato sempre. Dal Colle, ai tempi di Napolitano – nel 2013 l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo nominò tra i “saggi” con il compito di indicare le priorità per uscire dalla crisi economica e istituzionale – e pure di Mattarella: fece parte anche della commissione Colao lo scorso anno.

Un tecnico “multi-competenza” che ormai si identifica con la politica senza consenso elettorale. Forse per questo ha finito per enfatizzare il ruolo del “dibattito pubblico”, istituendo una Commissione Nazionale sul Dibattito Pubblico (CNDP). “Le trasformazioni in atto nel nostro Paese ci impongono di restituire un ruolo da protagonista ai cittadini. Il dibattito pubblico – ha dichiarato – aiuterà le Istituzioni a decidere meglio gli investimenti e anche più rapidamente di quanto accaduto finora”.

C’è da augurarselo, ma è lecito avere qualche dubbio. Mentre è necessario che le scelte pubbliche di sistema siano confrontate con le comunità locali e con i cittadini, resta un po’ curioso credere che i piani delle Grandi opere – per fare un esempio di competenza del Mims (Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) – possano essere stilati dopo un dibattito pubblico. È una versione della concertazione che rischia di bloccare, non di promuovere la realizzazione delle grandi infrastrutture di cui il Paese ha un grande bisogno.

Il niet al Ponte

Un segnale del freno tirato lo si è visto anche con la diffidenza con cui Giovannini ha parlato del progetto del Ponte sullo Stretto. Idea rilanciata con forza dal premier Draghi, che in aprile dichiarava: “Sul ponte sullo Stretto non posso dire altro che c’è una relazione pronta ormai che sarà inviata dal ministro per le Infrastrutture al Parlamento nei prossimi giorni”. In una recente intervista il tecnico-politico (forse questa volta esplicitamente nella sua veste politica) Giovannini ha voluto raffreddare le aspettative: “In attesa dello studio di fattibilità e di future decisioni, tra cui anche l’opzione zero, cioè quella di non farlo, abbiamo deciso di migliorare subito l’attraversamento dinamico dello Stretto con investimenti immediatamente disponibili”. Insomma, con buona pace di Draghi, in tutt’altre faccende affaccendato, Giovannini si prepara a disinnescare il progetto.

Da vedere la reazione del premier. Potrebbe essere simile a quella sull’Anas. A fronte della proposta di Giovannini (e di Franco), Draghi ha preferito rimandare tutto. Come dire: “Ci penso io”. E Giovannini è tornato a parlare di sostenibilità. Alla ripresa delle scuole ha esibito una ricerca che “prevede una riduzione del 20% dell’uso dei mezzi pubblici da parte di lavoratori e studenti. Questo dipende anche dal fatto che, soprattutto tra i più giovani, monopattini, sharing e biciclette elettriche sono ritenuti utili e più sicure alternative ai mezzi pubblici”. Certo, finché c’è il sole. Con le prime piogge vedremo. Non è una previsione rassicurante, e nemmeno molto sostenibile.

Antonio Mastrapasqua, 14 settembre 2021

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version