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Girano voci che in Vaticano ci sia delusione per il premier

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Delusione in Vaticano per le prime mosse di un Premier che gira con il santino di Padre Pio nel taschino ed è cresciuto a pane e porpore. Giuseppe Conte, finora, non ha dedicato neanche una parola al Papa, alla Chiesa o alle radici cristiane dell’Europa, eppure nei sacri palazzi c’era grande attesa. Era dai tempi di Romano Prodi che mancava un Presidente così vicino a molte eminenze.

Cresciuto a San Giovanni Rotondo, Conte ha avuto come punti di riferimento spirituali due pezzi da novanta come i cardinali Domenico Tardini, della cui Fondazione  ha preso le redini, e Achille Silvestrini, vero faro della sua coscienza. E tra loro uno che ha fatto strada, Piero Parolin, con il quale ha condiviso i primi passi al collegio universitario “Villa Nazareth”, proprio della Fondazione Tardini. Ispirandosi alla parabola evangelica dei talenti (Matteo 25, 14-30), si dedica gratuitamente alla formazione di giovani dal curriculum eccellente provenienti da famiglie non abbienti.

Ma Conte sa già come riparare allo sgarbo. Sarà proprio il Segretario di Stato Parolin a muovere le pedine giuste per un incontro con Bergoglio. Da ciò che si è visto, il Premier punterà a una visita ufficiale così da indossare uno di quegli abiti da cerimonia che tanto gli piacciono. Darà ancora più  lavoro al suo collaboratore preferito, Paolo Di Fabio, un sarto che è già stato visto a Palazzo Chigi, con il quale discute amabilmente di stoffe e asole nella tradizione dei suoi grandi maestri del diritto Giovan Battista Ferri e Guido Alpa, sempre elegantissimi.

Cerimoniale a parte, in Vaticano regna la confusione più totale nei rapporti con il governo italiano, ma per Bergoglio è l’ultimo dei problemi. Fra qualche settimana arriva un filippino al posto del Sostituto Angelino Becciu, spedito sia pure con un bel zucchetto color porpora ad occuparsi non più di uomini e potere ma di Santi: scelto dai focolarini, plana a Roma dall’Onu Bernardito Auza, così come Cappellano della Camera è arrivato, da San Roberto Bellarmino, il vescovo Gianenrico Ruzza che ha preso il posto di Monsignor Rino Fisichella, colui che metteva in riga deputati e ministri e forse proprio per questo Bergoglio, che detesta i politici, non l’ha mai fatto cardinale.

Ma le vie del Signore e di San Padre Pio sono infinite, magari anche per l’elegante neo premier che starà già cercando uno scampolo giallo-verde prima che il Papa e le associazioni cattoliche bombardino lui, Salvini e il loro populismo sui temi dell’immigrazione.

Luigi Bisignani, Il Tempo 10 giugno 2018

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