Intervenendo al convegno di Torino, con Cacciari e Agamben, Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica e virologia del Sacco di Milano, sgancia una vera e propria bomba sul vaccino ai bambini sotto i 12 anni.
L’atto di accusa
In un lungo e argomentato j’accuse contro una politica sanitaria dominata dal dogma, la coraggiosa ricercatrice ha definito in una efficace sintesi, sostenendo anche di aver ricevuto diffide e intimidazioni da parte della “scienza” allineata col governo, alcuni misteri nella gestione della pandemia la quale, con molti aspetti oscuri, ci ha condotti ad un’unica soluzione per tutti: vaccinarsi punto e basta.
Monoclonali ignorati
Aspetti oscuri, ha sottolineato la Gismondo, legati alle terapie domiciliari mai prese in considerazione dal Ministero della Salute, il quale prima dei vaccini puntava su paracetamolo e vigile attesa, e all’uso dei monoclonali salvavita. Sotto questo profilo, sottolinea duramente la virologa, “nei discorsi istituzionali i monoclonali sono rimasti assenti. I medici non sono stati invitati ad usarli, non sono stati formati ad usarli. Tanto che migliaia di dosi arrivate alla scadenza poi sono state regalate all’Ungheria, perché noi ne abbiamo utilizzate circa milletrecento su centinaia di migliaia acquistate.”
L’affondo di Gismondo sul vaccino ai bimbi
Ma l’elemento dirompente la Gismondo lo affronta verso la fine del suo discorso, quando per l’appunto affronta la spinosa e controversa questione del vaccino ai bambini. Così si è espressa la studiosa: “Passo ad un argomento che io reputo particolarmente tragico e che è stato trattato da una leggerezza da incoscienti. Parlo dell’autorizzazione del vaccino nella fascia 5/11 anni. Allora, 1° dicembre, la Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dà il via libera all’estensione dell’indicazione del vaccino Pfizer per i bambini da 5 a 11 anni, con dose ridotta e una formulazione specifica. L’annuncio arriva a sera tarda. Dopo solo qualche ora è stata diffusa la notizia che la Commissione era riunita e che avrebbe lavorato dal 2 al 3 di dicembre, esaminando il dossier. Quindi son bastate due ore, forse tre, per esaminare tutto e per dare l’autorizzazione. Nella storia dell’Aifa, sono andata a vedere, non si ricordano tempi così brevi per l’autorizzazione di farmaci e di vaccini. Solo qualche ora per una decisione di così importante responsabilità”.
Poi ha aggiunto: “Il documento pubblicato successivamente dall’Aifa è da sgomento. Perché, dopo aver elencato una serie di fatti assolutamente attaccabili, imprecisi dal punto di vista scientifico, l’Aifa aggiunge che “la vaccinazione comporta altri benefici, ad esempio la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo studio psichico della personalità in questa fascia di età”. Ma io sapevo – punta il dito la Gismondo – che l’Aifa fosse una agenzia sanitaria. Non ha alcun diritto di esprimere giudizi sociali, men che meno larvatamente discriminativi. La discriminazione si, sarebbe veramente un nocumento per questi bambini. Frequentare la scuola non è una possibilità, ma è un diritto -tuona ancora la virologa -. Io non capisco perché l’Aifa si sia spinta fino a tanto e cosa ci sia dietro a questa dichiarazione”.
Andando poi sul piano più squisitamente scientifico, così prosegue la Gismondo sul vaccino: “I dati disponibili – dice Aifa – dimostrano un elevato livello e non si evidenziano, al momento, segnali di allerta in termini di sicurezza. Il contro canto è quello della Pfizer, l’azienda che produce il vaccino, che dice: ‘pochi dati sul rischio di miocardite nei bimbi; bisogna approfondire’. Allora io mi chiedo: perché non attendere? Perché non seguire le stesse indicazioni che vengono pubblicate sul sito dell’Aifa per la registrazione sicura di un farmaco. Perché saltare gli studi su tollerabilità ed efficacia, sulla dose ottimale? Chi ha scelto la dose ottimale? L’unico lavoro pubblicato sulla sperimentazione per questo vaccino dei bambini in quella fascia di età parla di 2.000 soggetti, di cui metà vaccinati e metà no. Quindi una significatività irrisoria. Se ciò si mandasse a riviste serie come Lancet o Nature, verrebbe rifiutato perché non valido. Allora – conclude la virologa – non siamo no-vax, siamo ricercatori che hanno coscienza, che sono attendisti nel rispetto della cautela. E io direi che nessuno si permetta di tradurre questa dovuta prudenza e aderenza ai protocolli scientifici per una avversità al vaccino che arrivi, se è efficace e necessario, a tutti”.
Si tratta di un bel masso gettato nell’acqua stagnante di un Paese che ha deciso, per scelta di chi tiene in mano le redini del potere politico, di incatenarsi alla linea oltranzista del vaccino per tutti a prescindere, nell’insensato tentativo di arrivare alla completa estinzione del Sars-Cov-2.
Claudio Romiti, 9 dicembre 2021