Non ci sono solo i post Facebook pro-migranti a dividere Matteo Salvini e Iolanda Apostolico, il giudice di Catania che ha dichiarato “illegittimo” il trattenimento di quattro tunisini picconando così il decreto Cutro. Non ci sono solo i “like” a Potere al Popolo, l’apprezzamento per le Ong e la richiesta di dimissioni al leader leghista. I due, probabilmente senza saperlo, si sono già trovati su due lati della barricata: il ministro a sostenere la legittima difesa di Guido Gianni, commerciante di Nicolosi, in carcere per essersi difeso da tre malviventi entrati nel suo negozio; e lei, giudice estensore della sentenza che nel 2019 condannò il gioielliere a 13 anni di carcere.
I fatti risalgono al 18 febbraio del 2008. Siamo nel centro di Nicolosi, in provincia di Catania, alla pendici dell’Etna. La gioielleria di Guido Gianni viene assalita: uno dei banditi prende in ostaggio la moglie, la immobilizza a terra, le punta una pistola alla tempia mentre i complici cercano di svaligiare il negozio. Gianni però è armato con una Beretta 9×21 legalmente detenuta e reagisce per difendere la sua Maria Angela: combatte con gli assalitori, ha una colluttazione con loro, esplode alcuni colpi di pistola e ne uccide due ferendo il terzo.
Risultato: in primo grado la Corte di Assise di Catania lo condanna a tredici anni di carcere. Dicasi tredici. Guido Gianni, come racconta l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, che va spesso a trovarlo all’Ucciardone, è un semplice padre di famiglia che da un giorno all’altro si è ritrovato addosso il marchio di assassino. Omicidio volontario. Secondo i giudici della Corte, Iolanda Apostolico inclusa, Gianni avrebbe esploso i colpi mortali quando i banditi erano in fuga. E poco importa se in quei momenti si fa fatica a ragionare; se distinguere una pistola giocattolo senza tappino rosso da una vera è quasi impossibile; se pochi mesi prima era stata approvata la riforma in senso estensivo della legittima difesa; e se la moglie era stata immobilizzata, minacciata e pure percossa. Gianni va in carcere. “Mio marito è un uomo onesto – ripete Maria Angela da anni – questi rapinatori mi avevano aggredito, mi stavano facendo del male, mi volevano uccidere e la sua colpa è quella di avermi difeso”.
Salvini tre anni fa definì “vergognosa” la condanna perché “io sto con chi si difende, sempre”. E chissà che effetto gli farà oggi scoprire che a firmarla fu proprio Iolanda Apostolico, la giudice che ha picconato il decreto Cutro. Ora, che sia stata chiamata proprio lei a scrivere la sentenza sarà ovviamente frutto del caso. Però Susanna Ceccardi qualche domanda se la fa: “A quel tempo, il nome della giudice non mi diceva nulla. Oggi invece dice qualcosa: ovvero che lo stesso magistrato che ha liberato quattro migranti è lo stesso che condivideva campagne No Borders, petizioni contro Salvini e che ha avuto tra le mani il potere di privare della libertà un padre di famiglia. Mi chiedo: perché non applicò per Gianni la scriminante della legittima difesa?”.
In molti in queste ore si stanno chiedendo se le convinzioni politiche del giudice presunto “cane sciolto”, che chiedeva la mozione di sfiducia contro l’ex ministro e che non nascondeva simpatie No Borders, possano in qualche modo aver influito sulle sue sentenze sui migranti trattenuti a Pozzallo. Lei assicura di no (“non ho mai scritto alcun provvedimento condizionato dalle mie idee”) però un giudice deve apparire imparziale, oltre che esserlo. Anche nelle attività sui social. Possibile, dunque, che la sentenza su Guido Guidi possa essere stata macchiata da qualche convincimento personale? Ceccardi fa una pausa di qualche secondo. Poi risponde: “Non voglio pensare che quella fosse una sentenza politica, perché qui si parla di una persona in carcere per 12 anni e una famiglia sul lastrico per le spese legali. Non lo voglio pensare. Ma di certo è quello che si sta chiedendo Guido Gianni e credo anche tanti italiani”.
Giuseppe De Lorenzo, 4 ottobre 2023