Giustizia

Giudici, media e sindacati: così agisce il Sistema anti-governo

È purtroppo un dato di fatto che parte dell’establishment degli “sconfitti” in libere elezioni remi contro l’Esecutivo. In un’intervista di qualche anno fa, rilasciata a Rete 4, il dott. Luca Palamara, ex membro del Csm, affermava: “Storicamente, negli ultimi trent’anni, quando tutto ciò che non è sinistra va al governo, improvvisamente, i fatti del processo penale vengono utilizzati come clava per eliminare questo o quel nemico di turno”. Parole pesanti che suscitarono la reazione dell’intervistatrice, alquanto sconcertata: “Lei sta dicendo una cosa gravissima!”. Palamara, senza scomporsi, confermava quanto asserito così: “Io sto dicendo quello che accade nel nostro Paese; c’è questa tendenza ad utilizzare la magistratura con un ruolo servente, cioè, dove non arriva la politica noi utilizziamo l’indagine, qualunque essa sia, per buttare fuori chi è stato democraticamente eletto dal popolo italiano.”

Queste affermazioni sarebbero ampiamente sufficienti a motivare quanto sta accadendo in merito ai difficili rapporti tra potere giudiziario ed esecutivo; in realtà è una battaglia mascherata tra chi non accetta il verdetto delle urne e la premier, nonché esponente del principale partito di destra considerato, strumentalmente, “fascista”.

I metodi antidemocratici

Non sono, però, soltanto le parole di Palamara a sancire questa realtà; soprattutto i fatti che inequivocabilmente, e non come le “interpretazioni delle leggi pro domo loro”, dimostrano che parte del potere giudiziario è connesso a forze politiche che si professano democratiche ma, alla resa dei conti, non lo sono affatto.

Ciò accade, principalmente, per due ordini motivi il primo dei quali è che le leggi, ed il complesso apparato normativo italiano, sebbene definito il più completo tra tutti gli ordinamenti a base democratica si presta ad interpretazione e conferisce ai magistrati un potere che sconfina “oltre i limiti del consentito con il pretesto dell’obbligatorietà dell’azione penale”, anche in quei casi in cui i fatti non sussistono. I famosi “atti dovuti”.

Lo abbiamo visto con il processo a Salvini, conclusosi con l’assoluzione, lo constatiamo ogni giorno con le indagini a carico di agenti delle forze dell’ordine e capi di accusa basati su indizi strumentali se non il fine di perseguire chi incarna, secondo alcuni, il braccio operativo di un governo “fascista” che tale non è.

Si tratta semplicemente di agenti che svolgono le proprie funzioni attenendosi alle inique norme di ingaggio nei confronti della criminalità, perché non è assolutamente accettabile che un carabiniere, ad esempio, prima di esplodere un colpo, o agire per salvare vite umane debba “attendere di farsi sparare, o che un criminale ferisca o uccida qualcuno”.

Lo sperimentiamo sulla nostra pelle subendo scioperi indiscriminati indetti dai sindacati (anch’essi non immuni a scandali e parte del sistema “asservito” allo scopo); da quando è in carica l’attuale esecutivo la mobilitazione di massa è diventata una ulteriore arma politica più che difesa dei diritti dei lavoratori; secondo i dati forniti dal Sole24Ore nel solo 2024 gli scioperi hanno superato la cifra record di 1.603.

Idem accade in ambito di immigrazione con la questione Albania, soluzione tra l’altro plaudita da tutta Europa, e, negli ultimi giorni, con la vicenda Almasri usata ad hoc proprio quando Meloni, grazie al rapporto privilegiato con Trump, sta acquisendo potere negoziale anche a livello internazionale. Ovviamente i “professori” hanno dimenticato gli accordi di Minniti con i libici che oggi vengono definiti “criminali”.

Infine, gli interventi di leader politici di opposizione basati su menzogne che fanno presa sulle masse non informate mirati a fomentare odio, oltre che le azioni di bassa lega presso gli organismi internazionali (vedi Ue) dai quali vanno a “piangere” con l’intento di trovare proseliti a livello continentale. Se due indizi non fanno una prova, probabilmente duecento sì.

I media e i social

Tutto quanto innanzi esposto non potrebbe rivelarsi efficace se questa azione, antidemocratica, non fosse adeguatamente pubblicizzata su stampa, emittenti televisive e social (di parte e che si prestano allo scopo) facendo leva sulla disinformazione pur di offuscare l’onorabilità di membri di governo, parlamentari di maggioranza o esponenti e gruppi ad essi connessi.

Pertanto, lo schema è facilmente prevedibile: parte della magistratura interpreta la legge in modo da trovare qualsiasi appiglio, anche minimo, per indebolire l’immagine dei leader della maggioranza, i sindacati fanno leva sull’ampia fetta di popolazione sotto la soglia di povertà, che la loro parte politica ha creato durante i precedenti dieci anni, e media e social raccolgono ed organizzano queste azioni diffondendole con editoriali ed articoli mirati a fomentare odio e delegittimare il governo.

Non si tratta di complotto bensì di vero e proprio atteggiamento in antitesi con la democrazia ed ai limiti del costituzionale, oltre che subdolo in quanto si “abusa” del potere di far presa sulle masse e del carisma di chi occupa ruoli istituzionali.

Il messaggio che deve passare è chiaro ma nessuno ha il coraggio di affermarlo pubblicamente: “Dobbiamo governare noi e basta, perché l’alternativa è il fascismo, il razzismo, la povertà e la perdita dei diritti umani”.

Non a caso, in una famosa intercettazione relativa alle indagini prima del processo Salvini, tra Palamara e Auriemma, si decise di attaccare l’allora Ministro a prescindere ed anche se avesse ragione.

Lascio dunque con alcuni quesiti chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo questo articolo: perché a sinistra si oppongono al sorteggio integrale dei membri del Csm? Nonostante la Costituzione imponga l’imparzialità dei membri del Potere Giudiziario?

A pensar male si fa peccato ma esprimere libere opinioni basate su fatti non è reato, fino a prova contraria. Il vero “fascismo” non è di certo al governo.

Antonino Papa, 20 febbraio 2025

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