Non ho mai nutrito grosse simpatie verso Giuseppe Conte. Lo ammetto. Al contrario, ho sempre creduto, sin dai tempi del governo gialloverde, che dietro quel volto piacente, quei modi affabili e quei toni rassicuranti, si celasse in realtà un cinico arrivista disposto a tutto pur di assecondare il proprio smisurato ego e la propria vanità. Sospetti poi confermati nelle ore immediatamente successive alla fine della sua prima esperienza di governo, allorquando, l’avvocato del popolo (come amava farsi definire al tempo), pur di proseguire il suo soggiorno a Palazzo Chigi, inaugurò con invidiabile nonchalance la sua seconda esperienza da presidente del Consiglio, questa volta, però, alla guida di un esecutivo di segno totalmente opposto a quello che lui stesso aveva guidato fino a pochi giorni prima. Da capo di un governo di destra a capo di un governo di sinistra nell’arco di appena qualche giorno. Mai nessuno prima di allora era arrivato a tanto. E, già di per sé, questo basterebbe a farsi un’idea sul carattere, sulla sfacciataggine e sulla pochezza ideologica di Giuseppe Conte.
A ciò, si aggiunga pure (impossibile del resto non farlo), il ricordo della buia stagione pandemica, quando l’attuale leader pentastellato seppe dare prova di tutta la sua irriducibile vanità, e al contempo della sua manifesta inadeguatezza. E, poco dopo, anche della sua profonda incoerenza, sostenendo con i voti del suo Movimento, all’epoca dei fatti prima forza parlamentare, l’esecutivo capeggiato da Mario Draghi e appoggiato da tutte quelle compagini politiche che i casti e puri grillini avevano sempre convintamente demonizzato.
Per chiudere il cerchio, mancava giusto l’ultimo atto, quello più estremo, il finale che non ti aspetti: il patricidio (o grillicidio, se preferite). La risolutiva eliminazione dalla scena del padre fondatore del Movimento, così da poter definitivamente superare il limite dei due mandati e abbandonarsi all’abbraccio fatale della politica intesa come professione. Ancora una volta l’esatto contrario del verbo che, nel corso degli anni, l’attuale capo politico e i suoi fidi proseliti hanno orgogliosamente diffuso e professato in ogni dove. Ma tant’è.
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È questa la vera natura di Giuseppe Conte: è talmente pronto a tutto, pur di alimentare il suo insaziabile ego, che sarebbe capace a fare di tutto. E lo ha anche ampiamente dimostrato nel corso del tempo. Ieri l’alleanza con chiunque gli consentisse di mantenere lo scettro ben saldo nelle proprie mani (alla faccia del “mai alleanze” tanto caro ai grillini), oggi la congiura contro il padre per superare una volta per tutte il vincolo dei due mandati, domani chissà.
Salvatore Di Bartolo, 28 novembre 2024
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