Analizzando il catastrofico risultato del Movimento 5 Stelle nelle regionali della Liguria, mi viene da fare la seguente e sintetica considerazione: o Giuseppe Conte è un genio assoluto o è un somaro politico di prima grandezza. In particolare sarebbe un genio assoluto nel caso, eventualmente assoldato una potenza occulta, avesse deliberatamente deciso di seguire l’indicazione dell’ancora formalmente garante del suo strampalato partito, ossia di condurre i grillini ad una rapida estinzione.
Al contrario, l’avvocato del popolo vincerebbe senz’altro l’asino di platino se, in perfetta buona fede, avesse creduto di ottenere un ottimo risultato, consentendo al cosiddetto campo largo di vincere in Liguria con il demenziale combinato disposto di due prese di posizione assolutamente autolesionistiche. La prima, il veto posto alla presenza di Italia Viva nella brancaleonica coalizione, si è rivelata un possibile danno irrecuperabile per la stessa coalizione, sebbene le sommatorie in politica spesso si rivelano negative.
La seconda invece, il proposito di togliere il contributo di 300 mila euro a Beppe Grillo a pochissimi giorni dalle elezioni, ha rappresentato un vero e proprio harakiri politico, perdendo quel residuo di credibilità che ancora permaneva presso il residuale popolo grillino, soprattutto nella culla in cui esso si era sviluppato.
In quest’ultimo caso, ammettendo quindi la buona fede di Conte e dei suoi consiglieri spirituali, l’errore marchiano di una rottura con il fondatore nel momento più sbagliato potrebbe spiegarsi con quella tipica espressione di un delirio di onnipotenza che manifestano in politica i dilettanti allo sbaraglio che si trovano ad aver vinto la lotteria di una poltrona di alto livello. E da questo punto di vista gli scappati di casa del M5S, che proprio grazie alle iniziative demagogiche del comico genovese, nelle loro precedenti attività di governo ce ne hanno offerto una grande prova.
Tutte persone sbucate dal nulla, al pari dell’ex presidente del Consiglio, che hanno rapidamente sviluppato un tale senso di infallibilità da far rischiare seriamente al Paese di andare in default. D’altro canto, chi come noi aveva aspramente criticato i balletti di Conte durante la Pandemia, quando cambiava opinione da un momento all’altro, arrivando a chiudere l’intera società in una morsa di idiozie liberticide, non può stupirsi più di tanto delle sue ultime, inverosimili giravolte tattiche.
Claudio Romiti, 29 ottobre 2024
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