Giustizia folle: il processo sull’Ilva è tutto da rifare

Dopo 12 anni dall’inizio del calvario giudiziario della famiglia Riva, adesso si riparte daccapo

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Ilva processo

Parlando di giustizia, oltre al patteggiamento di Giovanni Toti, c’è un’altra notizia che fa veramente venire il sangue al cervello. Parliamo del caso Riva. Dovete sapere che 12 anni fa, nel luglio del 2012, vanno a casa del padrone della importante acciaieria d’Europa e lo arrestano con l’accusa di aver ucciso (implicitamente) delle persone per via dei comportamenti della sua azienda. Oggi, dopo 12 cazzo di anni, il tribunale dice che il processo deve riniziare da capo, non più a Taranto, ma a Potenza.

I giudici di Taranto sono infatti stati ritenuti non lucidi ed in conflitto di interessi perché vivono nell’ambiente che loro stessi pensano essere stato degradato da Riva. Voi vi rendete conto? Come fa una persona normale a potersi difendere per 12 anni? Giusto se ti chiami Riva e hai un’acciaieria che in giro per il mondo fa degli utili miliardari puoi. Questi arrestano il proprietario nel 2012, nel 2013 commissariano la Riva e, come risultato, nel 2015 la Riva fallisce e oggi, cosa titola il Sole 24 ore? Che forse i giapponesi di Nippon Steel si vogliono comprare quello che resta di quelle acciaierie che erano il gioiello dell’Italia.

Capite qual è la situazione? A differenza del caso Toti, dove il buon governo della Liguria può essere opinabile, noi abbiamo distrutto un pezzo del nostro Pil perché alcuni magistrati hanno sostenuto che l’Ilva uccidesse. Eppure una sentenza di Milano ha detto che non erano stati mai investiti tanti soldi nell’ambiente quanto dai Riva ed una del Tar aveva stabilito che l’acciaieria aveva rispettato tutte le prescrizioni ambientali poste dall’Italia e dall’Europa.

È stata la più gigantesca bufala verde, purtroppo, con rivolti giudiziari. E guai a pensare che dopo 12 anni la questione sia finita, perché il processo adesso ricomincia da capo. Adesso ci sarà un processo a Potenza. Poi ci sarà un altro appello ed infine un’altra Cassazione.

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 14 settembre 2024

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