Al via la nuova riforma della giustizia, da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a pochi giorni dall’addio di Silvio Berlusconi. In apertura del Consiglio dei ministri, è stata la stessa Giorgia Meloni a ricordare il Cavaliere, mentre un commosso Antonio Tajani gli ha dedicato la riforma. “Se fosse qui, sarebbe soddisfatto”, ha detto il ministro degli Esteri in conferenza stampa.
La riforma della giustizia
Ma andiamo al sodo, al fulcro dell’intervento voluto dell’esecutivo di centrodestra. Innanzitutto, viene abolito il reato di abuso d’ufficio, un intervento che ha fatto scaturire le critiche dell’Associazione Nazionali dei magistrati, la quale paventa “un vuoto di tutela”. Nella giornata di ieri, però, è stato sempre Nordio a rispondere alle critiche alzate da pm e giudici: “Non possono criticare le leggi”. Un’affermazione logica, che chiarisce la distinzione e la reciproca indipendenza dei poteri legislativo e giudiziario, ma che comunque ha alzato gli scudi della frangia giustizialista.
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Tra gli altri interventi è stato previsto lo stop ai ricorsi contro le assoluzioni, una stretta sulle intercettazioni, insieme all’obbligo di interrogare e comunicare in anticipo le accuse a chi rischia l’arresto, salvo il caso in cui sia indagato per reati gravi o in presenza dell’esigenza cautelare del pericolo di fuga. Proprio sul lato intercettazioni, ieri, intervistato da SkyTg24, il ministro ha confermato di voler “ampliare i limiti per la custodia cautelare, che dovrà essere preceduta da un interrogatorio di garanzia”, senza creare “reati spia, fattispecie evanescente”.
Svolta garantista
Il tutto “per l’efficienza della giustizia”, segnando una prima svolta garantista a partire dalla stagione di Mani Pulite. E proprio su quest’ultimo punto, il ministro ha rincarato la dose, sollevando “il rapporto molto conflittuale” che sussiste tra politica e magistratura, e che ha portato ad un’alleanza esplosiva, quella tra media e procure, con l’apice dell’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi nel 1994, mentre l’allora Presidente del Consiglio era al G8 di Napoli. La notizia dell’avviso di garanzia arrivò proprio a Paolo Mieli, allora direttore del Corriere della Sera, dall’interno del palazzo di giustizia di Milano, otto ore prima che Berlusconi lo ricevesse l’avviso.
Insomma, si tratta di un primo disegno garantistico della giustizia, in una stagione in cui l’impianto è sempre stato tendenzialmente accusatorio e da cui più volte lo stesso Cavaliere ha dovuto difendersi. Calenda ha già assicurato il sostegno alla riforma. No tranchant, invece, di Pd e Movimento 5 Stelle, i quali sollevano il rischio che l’intervento possa creare “nuovi spazi di impunità”. D’altro canto, i giustizialisti rimangono sempre giustizialisti.
Matteo Milanesi, 16 giugno 2023