Gli ambientalisti bocciano pure l’auto elettrica: vogliono riportarci ai cavalli

L’allarmante report degli “esperti del clima”: l’auto elettrica inquina, bisogna eliminarle del tutto. L’obiettivo finale: case minuscole e bici per tutti

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Aveva ragione Sergio Marchionne, quando affermava che l’auto elettrica sarebbe stata il successivo step per il monopolio economico in Ue da parte della Repubblica Popolare Cinese. In un mondo, quello dell’automotive, dove Stati Uniti e Ue primeggiavano ancora in termini di produzione di macchine a diesel e benzina, l’ondata ambientalista dell’ultimo decennio è stata protagonista di un ribaltamento pure su questo fronte, e a pagare le maggiori spese – ovviamente – sono e saranno i cittadini occidentali.

Nel 2022, per esempio, l’organizzazione Transport & Environment ha dimostrato come Pechino stia occupando una fetta sempre più grossa del mercato europeo, rappresentando il 5% di tutti i veicoli a batteria venduti lo scorso anno. Sulla base degli attuali trend, la percentuale crescerà sempre di più, con il rischio che nel 2025 le aziende cinesi venderanno dal 9% al 18% delle auto elettriche in commercio in Europa. Una vera e propria invasione, a cui cerca di far fronte solo la Germania, dove le autovetture elettriche hanno già raggiunto il 25% della produzione l’anno scorso, mentre nel mercato cinese quasi il 20% delle nuove immatricolazioni sono totalmente elettriche. Il via libera dell’Ue allo stop delle auto a benzina e diesel dal 2035 segna una chiara direzione di quello che sarà il futuro dell’automotive.

L’ondata green sta però investendo anche gli Stati Uniti. Washington è rimasta decisamente più indietro rispetto a Cina ed Unione Europea nella produzione di veicoli elettrici (6% della produzione totale). Eppure, l’obiettivo dell’amministrazione Biden è proprio quello di calcare la mano per recuperare il deficit accumulato rispetto all’altra grande superpotenza globale, ovvero il Dragone. In tale ambito, il presidente Usa ha già emanato l’Inflation Reduction Act, un insieme di sussidi per le tecnologie verdi e la transizione sostenibile, che però rappresenta un crogiuolo di illogicità e contraddizioni.

Per approfondire:

Come specificato da Federico Rampini sul Corriere della Sera: “Da un lato – il provvedimento Usa – tenta di ridurre lo schiacciante monopolio cinese nelle tecnologie verdi – batterie elettriche o pannelli fotovoltaici – d’altro lato la stessa amministrazione Biden cede alle pressioni di alcune lobby ambientaliste e dissemina ostacoli contro lo sfruttamento di risorse locali. A cominciare da terre rare e minerali strategici usati nelle batterie o nei pannelli solari”. E ancora: “Con una mano Biden dà ordine al suo Dipartimento di Energia di finanziare per 700 milioni un progetto per il litio nel Nevada, 300 milioni per una fabbrica di grafite in Louisiana. Ma con l’altra mano Biden autorizza il suo ministero dell’Interno a bloccare una nuova miniera di rame, nickel e cobalto in Minnesota. Sono tutti minerali e metalli indispensabili per le batterie elettriche”. Guarda caso, si tratta di minerali per la gran parte necessariamente da lavorare e raffinare in Cina.

Decenni di propaganda a favore della macchina elettrica che, però, rischiano di frantumarsi col clamoroso dietrofront della California, Stato tra i principali pionieri della cultura green. Gli accademici della University of California, riuniti sotto l’egida del Climate + Community Project, hanno redatto un rapporto – Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining – che agisce come vera e propria invettiva contro l’auto elettrica. Un’incredibile contraddizione rispetto a quelle che erano le spinte californiane di soli venti o trent’anni fa. Nel rapporto, si sentenzia affermando che i veicoli elettrici non hanno emissioni-zero e non sono assolutamente non inquinanti, a cominciare appunto dai metalli e dalle terre rare, per finire con la costruzione della rete distributiva (i caricatori).

Un rapporto, quindi, che sfata i numerosi tabù di questi ultimi anni sull’auto elettrica, ma che ha generato un fenomeno deleterio: la celeberrima frase “scusate, ci siamo sbagliati” interviene solo a giochi fatti, ovvero quando Usa e Ue sono in ascesa nella formazione di un settore, quello dell’automotive, dominato dall’elettrico. Il problema rimane sempre l’alternativa: se gli ambientalisti ci vietano le macchine elettriche – per non parlare di quelle diesel e benzina – con cosa potremmo muoverci? La soluzione – almeno per loro – c’è già, e si chiama bicicletta (a meno che, paradosso dei paradossi, vogliano riportarci ai cavalli, ovviamente con l’accondiscendenza degli animalisti). Peccato che il mondo non viva solo a Milano Zona 1 o Roma Parioli…

Matteo Milanesi, 15 febbraio 2023

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